sabato 26 gennaio 2008

Appello: Solidarietà a Del Carmine e Pernice



Qualche giorno fa Michele Del Carmine, assessore comunale, Luca Pernice, giornalista di Teleblu, ed un funzionario dela CGIL hanno ricevuto delle minacce.

Chi conosce Michele Del Carmine sa che, anche quando non era ancora Assessore, è sempre stato presente sui temi degli immigrati, della solidarietà e della pace. Quanto a Luca Pernice basta ricordare il bel video-documentario sull'omicidio di Francesco Marcone ma anche i tanti articoli sulla cronaca nera e sullo sfruttamento dei lavoratori.

Riprendendo lo slogan lanciato dal mio amico Emiliano Moccia "INSIEME E' POSSIBILE", ANCHE RESISTERE AI DELINQUENTI, vi chiedo di manifestare la vostra solidarità inserendo un commento a questo post e soprattutto pubblicando un appello sul vostro sito/forum/blog. I commenti e le adesioni verranno inviate alla stampa e ai diretti interessati.

Per adesioni, proposte e segnalazioni potete mandare una mail a benfoggianius@bengodi.org

PS: L'appello è stato citato dal blog di Giovanni Dello Iacovo

71 commenti:

Anonimo ha detto...

Piena solidarietà e sostegno a Del carmine e al coraggioso giornalista Pernice. C'è sempre più bisogno di giornalisti liberi. In bocca al lupo

Gianni Franchini

matteo ha detto...

Sono un sindacalista ( rsu e direttivo cisl), non conosco bene i personaggi perchè vivo fuori, ma posso manifestare la mia piu' profonda solidarietà a Michele DEL CARMINE per quello che ha fatto e sta facendo a favore della pace e della solidarietà, i cittadini foggiani devono stringersi attorno a chi ha il coraggio di denunciare tali comportamenti mafiosi. Dobbiamo essere uniti affinchè i nostri figli vivano una vita sociale,economica e sicura meglio di noi e soprattutto non scappino dalla nostra città come in passato ( e anche oggi ) è successo. Le istituzioni locali devono lottare di piu' per sconfiggere quelle frange ricattatorie, di malviventi che ogni giorno fanno in modo che la città spofondi sempre piu' in basso dal punto di vista sociale,ed economico. Purtoppo l'illegalità la fa da padrona, è ora di dare una svolta a questa situazione, se penso a cosa penseranno di noi i nostri figli in futuro, mi vengono i brividi. Un appello alle istuzioni locali, bisogna farsi sentire a livello nazionale, la città sta morendo giorno dopo giorno, sarei molto orgoglioso se vedessi un nostro politico andare a Roma e manifestare il malcontento generale della cittadinanza foggiana. LOTTARE LOTTARE LOTTARE!!!!!

Anonimo ha detto...

Solidarietà verso chi lotta, ognuno con le proprie "armi", per salvare la nostra città dai farabutti delinquenti che infestano la nostra comunità.

Alessandro Chiacchia

Maria Pia ha detto...

Piena solidarietà e sostegno a chi subisce intimidazioni mafiosi.
NON LASCIAMOLI SOLI!!!!!!!!

Unknown ha detto...

Conosciamo da anni la grinta di Luca Pernice nell'affrontare i casi di cronaca nera e il suo puntiglio nello scavare le responsabilità sottese a certi fatti criminosi che avvengono nella nostra provincia. Un'indagine minuziosa che gli deriva forse dalla sua passione di ricercatore storico, abituato a scovare nel chiuso degli archivi le fonti documentarie che gli servono per ricostruire il contesto e i protagonisti dell'evento oggetto di analisi.
A Michele del Carmine riconosciamo il grande impegno come assessore alla sicurezza e il realismo nell'affrontare il problema dell'immigrazione, unito alla sensibilità che connota da sempre il suo impegno civile.
Invito caldamente Luca e Michele a non lasciarsi intimidire dalle minacce di chi giorno per giorno sta cercando di far precipitare questa nostra amata provincia fra le più disagiate d'Italia.
Crediamo che la Capitanata abbia in sé tante risorse per risorgere dal letargo del conformismo e del lasciar correre, perché è "meglio girare la testa dall'altra parte".
Non mollate, vi siamo vicini!

Teresa Rauzino
e il Centro Studi "Martella" di Peschici

Anonimo ha detto...

Mi spiace, ma non aderisco, nel caso di Del Carmine.

Anonimo ha detto...

Organizziamo qualcosa SUBITO!
giorno 7 febbraio viene a Foggia Don Ciotti di LIBERA! Quale occasione migliore x farci sentire, alòla luce delle TV locali? anche un megafono e delle persone che fanno coro, sarebbe un inizio!

Sandro ha detto...

non sapevo della visita a Foggia di Don Ciotti. C'è un incontro pubblico? se vuoi contattami in privato per organizzare qualocosa, puoi scrivere a benfoggianius@bengodi.org

Anonimo ha detto...

Cavaliere Berlusconi bentornato.

Anonimo ha detto...

Continuo a pensare e sperare che sia un semplice atto di mitomania. In ogni caso, piena solidarietà a Lino e a Luca.

Anonimo ha detto...

Grazie....
a chi ha mostrato non solo solidarietà ma anche affetto...
Non lasciateci soli!
Valentina del Carmine

Anonimo ha detto...

Rinnovo la mia solidarietà a tutti coloro che sono stati minacciati, Lino e Luca Pernice. Penso che dovremmo essere tutti uniti nel rifiutare ed opporci a simili gesti figli di arroganza e impunità. Stiamo pensando con Davide Emanuele, Sandro Simone e altri alla possibilità di una manifestazione dal basso, semplice ma partecipata, anche per sabato prox. Credo che anche l'idea di unirci alla manifestazione con don Ciotti sia reale, sarà presente anche a San Severo presso la casa eirene. Si può contattarlo per coinvolgerlo.
Che ne dite?

Paolo delli Carri

Anonimo ha detto...

Gran bella idea. Peccato che la città non abbia pensato nessuna "manifestazione dal basso" quando Del Carmine cacciava i Rom e rendeva impraticabile il terreno per impedire che tornassero. La coscienza civica a Foggia funziona a intermittenza, vero Paolo? E' solo quando viene minacciato un politico - sul serio o solo per mitomania: non possiamo saperlo - che dobbiamo indignarci?

Sandro ha detto...

x antoniovigilante:

per quanto mi riguarda esprimere solidarietà ad una persona oggetto di minacce di morte non significa essere sempre stato d'accordo con tutte le sue iniziative politiche (nel caso di Del Carmine) o gli articoli che ha scritto (nel caso di Pernice).
Per quanto mi riguarda Del Carmine è il politico locale più sensibile alle tematiche e della pace e della solidarietà e più vicino alle esigenze degli "ultimi", dai carcerati ai nomadi, dai senza fissa dimora agli extracomunitari. Ripeto, ciò non significa che sono sempre stato d'accordo sulle cose che ha detto o fatto, ma non per questo ritengo sia giusto che qualcuno costringa lui e la sua famiglia a vivere con la paura addosso.

Anonimo ha detto...

Ti sbagli. Esprimere solidarietà a un politico è un gesto politico.
Tu esprimeresti solidarietà a Berlusconi, se qualcuno lo minacciasse di morte? Rispondi sinceramente.
Del Carmine ha fatto un gesto criminale nei confronti dei fratelli rom. Posso provare compassione (nel senso pieno, buddhistico del termine) per lui e la sua famiglia, se vivono nella paura. Ma nessuna solidarietà.

Anonimo ha detto...

Vigilante sostiene che far rispettare la legalità, sgomberando un campo nomadi abusivo, è l'equivalente di un atto intimidatorio più o meno attendibile compiuto da un delinquente. Conoscendo il soggetto, non è una notizia inattesa. La solidarietà pubblica è un atto politico, non c'è dubbio, ed è altrettanto indubbio che questo non significa adesione politica alle idee o allo schieramento della persona verso cui si esprime; ma perché dovrebbe fare notizia il fatto che un individuo di questo spessore non vuol darla? E' certamente un rifiuto al quale ha diritto, perché una solidarietà obbligatoria sarebbe ben poco solidale; ma significa davvero qualcosa? Secondo me no. Lasciamolo cuocere nel suo brodo di provocatore.

Anonimo ha detto...

A dire il vero, Ciccarelli, qui il provocatore sei tu. Io mi sono limitato a spiegare a Sandro perché non me la sento di aderire al suo appello. Sui Rom, semplicemente non sai quel che dici. Prima di cianciare di legalità, ti invito a documentarti. "Fuori Luogo" di Marco Revelli (Bollati Boringhieri) può essere un buon inizio.
Naturalmente non è il caso di far degenerare questa discussione - che è seria - nell'ennesimo scambio di insulti tra me e te. Sono sicuro che ne converrai.

Anonimo ha detto...

Non c'è nessuna discussione fra me e te, Vigilante. Né ho alcuna intenzione di prendere sul serio le tue supponenti lezioncine. Penso che argomenti come i tuoi e persone come te debbano essere circondate da compassionevole silenzio.

Anonimo ha detto...

Anche io non voglio dare seguito a quelli che ritengo distinguo rispettabili ma chiaramente non essenziali e, purtroppo, colpevolmente distoglienti dal problema che insieme stiamo cercando di affrontare.

Anonimo ha detto...

ops! il post delle 18:22 è di Paolo delli Carri

Anonimo ha detto...

Ci ho pensato su. Credo di essermi sbagliato. Oggi si ricordano le migliaia di persone rom uccise dai nazisti. Può essere che questo mi abbia impedito di valutare serenamente l'opportunità di esprimere solidarietà ad un politico che si è reso colpevole di un atto che si inserisce in una tradizione di "bando" dei Rom (che in Italia risale, credo, al 1483, e che continua come nulla fosse dopo i campi di concentramento). Mi piacerebbe parlare con Teresa di "realismo" e con Enrico di "legalità", ma evidentemente non è questo il luogo adatto.
Solidarietà a Del Carmine, dunque.

Anonimo ha detto...

Caro Sandro Cari tutti amici di benfoggianius, le lotte alla legalità appartengono a tutti, le nostre lotte sono anche le vostre, anche per chi non è un militante....colgo l'occasione di essere vicino non solo come solidarietà ma con un contributo attivo all'assessore del Carmine e mi associo alla Lotta per una Città LIBERA E LEGALE.....

NB: avviso a tutti i lettori di benfoggianius di sicuro tra qke giorno verrà comunicata la giornata di mobilitazione e azione contro le mafie e l'illegalità diffusa, forse proprio il 7 insieme con il caro amico Don Ciotti

Saluti Militanti
Beppe di Brisco
Attac Italia

Sandro ha detto...

pubblico alcuni commenti giunti via mail:


La prepotenza dei camorristi ci colpisce tutti, e tutti insieme dobbiamo combatterla. Ci sentiamo ancora più vicini e solidali a chi, come Luca e Lino, sono esposti in prima persona.
Raffaele Vescera




Tutta la mia solidarietà a Lino Del Carmine e Pernice.
Fernando Lelario

Sandro ha detto...

Ecco alcuni messaggi di solidarietà che seguono sono stati pubblicati sul forum del sito foggiacalciomania.com



Conosco Michele...è una brava persona che si è sempre impegnata per il sociale e non solo adesso che è Assessore!!!
Solidarietà a lui, a Pernice e agli altri due....non facciamo l'errore di lasciare soli i nostri concittadini che si sono esposti per qcs in cui credono e in cui crediamo anche NOI. I delinquenti sono il cancro di questa città, ma sono figli di una mentalità bigotta e di valori fuori dal tempo e non figli di una scelta di vita obbligata, perchè nonostante i nostri problemi un futuro PER TUTTI è possibile.
NO ALLA CRIMINALITA'
Ulukaj81



Anke da parte mia solidarietà a Pernice e a Del Carmine
Speriamo ke finisca tutto presto
GrandeFoggia



Uno dei pochi Politici di cui fidarsi...
Illegalità e Stupidità CACCA di questa città...
Lorossonero



Piena solidarietà e sostegno a chi subisce minacce mafiose.
NON LASCIAMOLI SOLI!!!!!!!!
Mary

Anonimo ha detto...

Ho espresso di persona agli amici Lino del Carmine e Luca Pernice, la solidarietà e il pieno appoggio per tutto ciò che mi è possibile, ma mi sembrava il caso di rendere pubblica questa posizione, per far comprendere a tutti l’importanza di “fare corpo unico” contro ogni espressione di criminalità, di sopraffazione o anche di semplice arroganza.
Per questo non comprendo la strumentalizzazione di Antonio Vigilante, che pure ha poi dato segno di “ravvedersi” (con quanta sincerità, non sappiamo: mi permetto di metterlo in dubbio, dopo aver letto quell’iniziale, veemente reprimenda): quando la criminalità, o anche solo un mitomane che pensa sia giusto e edificante fingersi un criminale, si manifestano con qualsiasi atto, ancor di più quelli che attentano al lavoro delle istituzioni e alla libertà di stampa –quindi alla democrazia stessa- si deve condannare il fatto in sé, indipendentemente dal soggetto minacciato.
In ogni caso, mi permetto di dire a Vigilante che l’argomento usato con Sandro (“Tu esprimeresti solidarietà a Berlusconi, se qualcuno lo minacciasse di morte?”) denota un’inconcepibile intolleranza. Mi spiego. Sembra chiaro che non sopporti Berlusconi. Immagino che tu lo ritenga quanto più lontano dalla democrazia e dalla convivenza civile possa oggi esistere. Allora, per usare un argomento contro di lui, ne auspichi la morte? O cerchi di trovare solidarietà da Sandro, nell’augurare la sua morte, contando sulla sua analoga antipatia per il personaggio? Mi sembra che questo sia lontano dai concetti di democrazia e convivenza: l’Italia ha appena vinto una battaglia mondiale contro la pena di morte e c’è ancora qualche italiano che –per liberarsi di un avversario politico- si augura la sua morte... Cosa c’è di tanto differente da chi manda lettere minatorie ad un politico e ad un giornalista per impedire loro di agire o esprimere liberamente il proprio pensiero?
In ogni caso, qui si parla di tutt’altro: di due persone da anni impegnate, sia pure in settori diversi, per rendere migliore Foggia e il suo territorio.
Non occorre ricordare la precisione e il rigore di Luca Pernice nel denunciare, dalle pagine di cronaca del Corriere del Mezzogiorno e dagli schermi di Teleblu, i mali del territorio derivanti dalla criminalità di ogni genere. Né risulta necessario rimarcare l’operato di Del Carmine, prima come ottimo sindacalista (già allora subiva attentati per la sua attività a favore dei lavoratori), poi come attivo ed integerrimo politico ed amministratore (assurdo marchiare proprio lui di razzismo: è un uomo che vuole il rispetto dei diritti di tutti, soprattutto i più deboli, ma a questi chiede di rispettare un principio che oggi non si può più sottovalutare, la LEGALITA’).
Lasciamo da parte i furori ideologici e stringiamoci attorno a chi opera per una società più giusta.
Coraggio, Lino e Luca: avete tanti amici che vi resteranno sempre vicini.

Loris Castriota Skanderbegh

Anonimo ha detto...

Anche i grilli di Foggia condividono e si uniscono alla solidarietà all'assessore del carmine, persona che ci ha più volte incoraggiati verso il senso di legalità e uguaglianza. per la manifestazione di don ciotti sandro ti darò informazioni al più presto.
Ninni Grillo

Anonimo ha detto...

Buona parte delle cose che dici, Loris, sono cose che ho pensato io stesso ieri sera: e il risultato è stato quel messaggio di "ravvedimento" che tu, chissà perché, ritieni insincero. Hai ragione: quando la criminalità minaccia un politico, è bene esprimere solidarietà a quel politico. Anche se non si condivide quel che ha fatto. Anzi, anche se si considera grave qualcuna delle sue iniziative.
E' chiaro che non provo alcuna simpatia per Berlusconi, così come non la prova Sandro, così come non la provano milioni di Italiani. Se Berlusconi ricevesse minacce di morte, nessuno di quelli cui Berlusconi sta antipatico gli manifesterebbero la loro solidarietà. E' un giudizio di fatto, non di valore. Quando un giovane lo ha aggredito con un treppiede, le reazioni a sinistra sono state ironiche. Nessuno ha espresso trepidazione per il pericolo passato. Questo non vuol dire che a sinistra si voglia davvero la morte di Berlusconi. Credo che si possano distinguere le due cose: quella che anche prima del mio "insincero ravvedimento" ho chiamato compassione - comprensione umana, se preferisci - e la solidarietà, che è un gesto politico. Mi sembrava, ieri mattina, di non poter esprimere più che compassione; ieri sera ho compreso, riflettendoci, che è bene esprimere anche solidarietà politica - pur senza approvare nessuna o quasi delle scelte politico Del Carmine.
Mi rendo conto che il "ravvedimento" non è un atteggiamento usuale, ma questo non giustifica il tuo considerarlo insincero. Io rifletto molto sulle mie scelte. Non sono uno che si indigna a comando, per dire. Sono uno che spesso si indigna da solo, e guardandosi intorno si chiede perché nessun altro si indigna. Perché tutti tacciono. E quando tutti gli altri si indignano, solidarizzano, manifestano, mi fermo un attimo a riflettere. Mi pare che non vi sia nulla di scandaloso. Non è più tempo di solidarietà meccanica, per dirla con Durkheim.
Anche tu invochi, riguardo ai Rom, la legalità. A Ciccarelli mi sono permesso di consigliare il bel libro di Revelli. L'ha considerata una "supponente lezioncina". Peccato. I Rom sono vittime in Romania di violenze da parte della popolazione e delle stesse forze dell'ordine, di uccisioni, intimidazioni, detenzioni illegali. Tutto ciò costringe i Rom ad abbandonare la Romania e cercare rifugio altrove. E' una situazione documentata e denunciata da Amnesty International e da Human Right Watch. Affrontare questo problema nascondendosi dietro il paravento della legalità vuol dire fare una politica miope - soprattutto quando ci si dichiara di sinistra - ed avere una visione ancora più miope della legge stessa. Perché la legge non è solo quella cosa che garantisce il quieto vivere, l'armonia sociale, la tranquillità della brava gente, difendendola da ogni soggetto degno di sospetto. La legge è anche la difesa del debole, il sostegno di chi non ha altro sostegno. Chi vede solo il lato punitivo, chiuso, duro della legge ha fatto una scelta di campo, anche se non ne è consapevole. La scelta di stare a destra, anche quando ci si dichiara di sinistra. La scelta (per dirla con Revelli) di rispondere al disprezzo della politica con la politica del disprezzo. Anche per questo le due cose - la minaccia a Del Carmine e la cacciata dei Rom - mi sono sembrate legate. Nel suo articolo Don Fausto ha ragionato proprio sul disprezzo della politica, specificando - ovviamente - che non gistifica le minacce. A me sembra che entrambe le cose siano segno di unp stesso degrado della nostra vita politica, morale e civile.

Anonimo ha detto...

LINO, posso farti una domanda un po' ingenua, forse anche sciocca. A te arrivano lettere minatorie e allo stesso tempo - nella stessa Giunta Comunale - cinque assessori si dimettono perché vogliono più spazio, perché vogliono contare di più. C'è qualcosa che non capisco. Stamani davanti al Comune titolari e dipendenti dei supermercati hanno chiesto più sicurezza per le troppe rapine subite; nei giorni scorsi assessore, giornalista, sindacalista e consigliere circoscrizionale hanno ricevuto intimidazioni e proiettili in regalo per le loro attività svolte; qualche giorno fa la Corte d'Appello di Bari ha lanciato per Foggia un nuovo allarme criminalità. Insomma, come fai? Il gioco - come si dice - vale ancora la candela? Vista la situazione politica a livello nazionale e locale, con questi assessori che fanno i capricci in un momento delicatissimo per l'intera città, come fai a resistere? Grazie al blog di Sandro e a internet sta venendo fuori la città che non dorme, la Foggia che reagisce alle insofferenze anche senza fare molto rumore. E questo è bene. E' il segno che Foggia è tutt'altro che morto e consegnata all'indifferenza. Ma sti assessori che sbattono i piedi, che "minacciano" crisi senza spedire proiettili, che credono che fare bene il proprio dovere significhi occupare le "poltronissime", non si sopportano più.
ciao

Anonimo ha detto...

Cari amici, credo sia giusto e importante dare subito un segno di "movimento" spontaneo e tempestivo di solidarietà alle persone colpite da minacce e solitudine.
Aderisco pienamente all'idea di amplificare il nostro impegno con la manifestazione di Don Ciotti. Ma in attesa di precisazioni sulla data, il luogo e il contesto dell'evento... di "uscire", "vederci", parlare, anche tramite un semplice banchetto e gazebo in strada, anche domenica prossima.
Davide ha sentito Lino, appoggia la cosa.
Tenete presente che don ciotti il 7, alle 18:00 sarà a San Severo. l'unica possibilità per quel giorno è che venga a Foggia di mattina, difficilmente in piazza, con le difficoltà di una partecipazione nostra e della cittadinanza in giorno feriale e orario lavorativo e forse al chiuso.
Paolo deli carri

p.s.Sandro, mi sono sentito con emiliano, se riusciamo a sentirci anche noi...la mia e mail è
suan78@supereva.it

Anonimo ha detto...

A differenza di Loris, considero assolutamente sincero ed apprezzabile il ripensamento di Vigilante. Non l'ho detto prima perché non volevo far credere che mi ritengo in diritto di compilare pagelle. E' normale, è giusto che tra le persone ci siano differenze di condotta, di valutazione, di giudizio. Ed è anche giusto che queste differenze vengano espresse con nettezza. Il problema è che la distanza che io avverto da Del Carmine, che non è quella che ho da Pernice, a sua volta diversa da quella che ho da Vigilante, resta sempre enormemente minore di quella che mi separa da un delinquente anonimo che minaccia violenza.

Anonimo ha detto...

Ciao sandro grazie per aver promosso questa discussione per il 7 mattina a Foggia ci sarà Don Ciotti per una iniziativa con la scula enaudi,domani pomeriggio abbiamo una riunione presso la sede di libera per conoscere nei dettagli l'iniziativa,comunque vi trro' informati.Grazie a tutti di vero cuore queste attestazioni di affetto mi danno la forza per continuare in quello che faccio con passione in un ambiente molto difficile(parlo della politica in generale)A presto Lino

Anonimo ha detto...

La mia più grande solidarietà va a Michele Del Carmine che ho sempre visto con i miei occhi in prima linea verso le problematiche sociali, all'Assori, a Emmaus, alla Casa del giovane...io c'ero, c'era anche lui

Sandro ha detto...

Pubblico una adesione giunta via mail da Maurizio De Tullio.


Caro Sandro,
aderisco, e non per scontata solidarietà, al tuo appello, condividendone spirito e forma. Ma con qualche chiosa.
Sorprendono due dati in tutta questa vicenda, vicenda che mi auguro voglia restare interna ai problemi psicopatici di qualcuno.
Il primo è che questo genere di "messaggi" - o le maniere spicce, o l'intolleranza sportiva, vedi il caso Di Donna a Manfredonia - vedono destinatari sempre più spesso esponenti del mondo dell'informazione. Se non fosse perché la cosa non la si può prendere sottogamba, mi verrebbe da ridere: quando mai a Foggia i giornalisti hanno fatto i Giornalisti? Certo, Luca è molto presente e tempestivo soprattutto nel campo della "nera", ma cosa avrà mai detto o fatto di così "sconveniente" da urtare la suscettibilità di qualcuno? Evidentemente questo qualcuno non ha mai letto "La Voce della Campania" o "Centonove" o "I Siciliani". Con tutto il rispetto che merita Luca e la sua specchiata professionalità naturalmente.
L'altro dato riguarda la Pubblica Amministrazione e qui vorrei essere chiaro per non equivocare.
Esprimo il mio disagio e lo sconforto per tanta violenza, oggi magari solo verbale o dichiarata, ieri (Pannunzio, Marcone, Biagini) concreta. E la solidarietà all'Assessore Del Carmine è totale, anche perché persona ripetutamente bersaglio dei soliti fantasmi armati.
Ma anche qui occorre guardare oltre il fatto in sé.
Cos'ha mai fatto di così grave Lino Del Carmine, da irritare i soliti fantasmi armati?
Ha detto e fatto quello che altrove è prassi da anni. E il bello è che tutto ciò assolutamente poco rispetto a quel che servirebbe fare...
Foggia, nel senso di Pubblica Amministrazione, sconta colpe che si trascinano da decenni e il ritardare la messa in campo di un'azione autorevole - che chiamerei didattico/pedagogica prima ancora che solitariamente punitiva - impedisce alla città di crescere nella consapevolezza e nel rispetto delle regole, a cominciare dalle più banali.
Quali colpe? Una su tutte: la città è presidiata ogni giorno da Forze dell'Ordine comunali, i Vigili Urbani, in aggiunta a quelle dello Stato.
Se oltre a chiacchierare in tre per volte costoro alzassero lo sguardo per segnalare sui loro immacolati taccuini non solo auto in divieto ma l'80% dei reati previsti sul retro delle schede gialle per le multe, Foggia respirerebbe qualche alito di ossigeno civico in più.
Se non c'è un comune senso del dovere, se scarseggiano del tutto atteggiamenti autorevoli e continui nel tempo più che sanzionatori e fini a se stessi, se risulta perennemente assente il buon esempio manifestato pubblicamente anche dagli stessi Amministratori, Foggia prenderà sempre più una piega pericolosa.
Capisco che i veri problemi sono altri (lavoro che manca, terza settimana, i soliti extracomunitari colpevoli... sempre di qualcosa etc.), ma dove sta scritto che tutto quel che ho sottolineato - da mettere in pratica a costo zero, che di questi tempi è cosa sacra - non si possa fare comunque?
Così come, a proposito di buoni esempi, trovo vergognoso che un politico non di poco conto, come il Presidente della Comunità Montana del Gargano, nonché Consigliere Provinciale socialista, Nicola Pinto - che conosco come persona perbene - raggiunto da ordine di arresti domiciliari non si sia ancora dimesso dagli incarichi e che nessuno glielo abbia fatto notare.
Un caro saluto a te e un segno di stima a Lino e Luca, per l'inqualificabile e becero invito a zittire o a farsi da parte.
Maurizio De Tullio
Foggia

Anonimo ha detto...

Intervengo nuovamente, senza alcuna intenzione di alimentare un’infinita polemica: in realtà, questo avrebbe dovuto essere un board per messaggi di solidarietà a Del Carmine e Pernice, che ribadisco. Solo alcune puntualizzazioni che mi sembrano necessarie.
Comincio con Antonio.
Delle due, l’una: posso anche ammettere che il tuo ravvedimento sia stato sincero, allora devo ritenere che il tuo attacco sia stato troppo impulsivo, oltre che eccessivo. Mi sembra un dato di fatto e non un’opinione: non compilo neanche io pagelle, come dice Enrico (mi sembrava le avesse compilate lui quando scriveva “Conoscendo il soggetto” oppure “un individuo di questo spessore”, o anche “significa davvero qualcosa” e infine “Lasciamolo cuocere nel suo brodo di provocatore”).
E’ giusto che tu non ti indigni né ritratti a comando, ma almeno rifletti di più PRIMA sul significato che può prendere un tuo atto di indignazione. Ravvedersi è un gesto innegabile di intelligenza e civiltà: ti distingue dagli stupidi che vanno avanti come treni anche di fronte all’evidenza di aver torto. Ma dovrebbe essere un “lusso” raro: meglio valutare prima che scusarsi dopo. Anche se restano, innegabili e inattaccabili, il tuo diritto di parola e la tua libertà di espressione del pensiero.
Quanto all’esempio di Berlusconi, ripeto: non è che si debba pensare a chi si esprime comprensione o solidarietà umana; il fatto è che si dovrebbe condannare chiunque pensi che usare metodi violenti o minacce –che sia un mitomane o uno veramente intenzionato ad agire- sia un metodo accettabile in un consesso civile e democratico. E se, per sfortuna di chi è dello schieramento opposto, la minaccia o il gesto violento tocca Berlusconi, non si può rinnegare un principio che dovrebbe valere per tutti.
Infine, non penso che tu elargisca “supponenti lezioncine”, ma mi sembri sufficientemente solido nella tua preparazione, corretto nel modo di esprimerti e maturo nella strutturazione del pensiero, da poter esprimere tue opinioni senza consigliare testi o citare autorevoli sociologi o ricerche di prestigiose organizzazioni internazionali.
Confermo la mia opinione che la minaccia a Del Carmine e la cacciata dei Rom non sono analoghi segnali di degrado della vita sociale e politica: contro la prima non c’è difesa, non c’è contraddittorio, non ci sono associazioni che si indignano o movimenti di popolo che –alle prossime elezioni- possano esprimere il loro dissenso con un voto, esautorando il criminale o il mitomane di turno. La criminalità va combattuta e disprezzata, punto e basta. Un atto politico che eventualmente non condividiamo lo potremo contestare alle urne, com’è giusto in un paese libero e democratico.
Infine, la legalità e la sicurezza non possono essere considerati paraventi per politici miopi, né bandiere della destra: sono valori oggi percepiti come imprescindibili da chiunque, che voti a destra o sinistra. La legge, però, comporta diritti e doveri: se non si adempie ai doveri, difficilmente si possono vantare diritti. E se un politico di sinistra cerca di far rispettare i doveri, non per questo diventa meno rispettabile né, tanto meno, rinnega all’improvviso tutti gli ideali che hanno improntato la propria vita e il proprio impegno civile. Se Vendola va a messa non è un cattivo comunista, né se critica il papa è un cattivo cattolico.
Scusatemi se chiudo con un piccolo appunto allo stimato collega Maurizio De Tullio.
Quando dici “quando mai a Foggia i giornalisti hanno fatto i Giornalisti?” comprendi anche te nella categoria? Non mi sembra bello condannare un’intera categoria: procedere per assoluti conduce SEMPRE ad assoluti errori. Potrei citare decine di colleghi che, a Foggia, fanno da anni molto bene il loro lavoro. Ma non voglio tediare alcuno né tessere elogi di colleghi che non hanno bisogno del mio apprezzamento per risaltare nella loro professione. Dico solo con forza che sono stufo di sentire dare addosso alla categoria –e mi fa specie che, stavolta, a farlo sia proprio un collega- con un luogo comune che è diventato pericolosamente diffuso e che porta –in casi estremi- proprio ad episodi come quello che ha colpito il collega Di Donna e che Di Tullio citava come esecrabile. Se contribuiamo a dire che “i giornalisti non fanno il loro dovere” o che “non lo fanno bene”, legittimiamo chi pensa che sia giusto “punirli” o, peggio ancora, censurarli.
Distinguiamo i casi: possono esserci giornalisti che non fanno bene il loro mestiere, o piegano la deontologia a biechi scopi personali o, addirittura, per pusillanimità non dicono mai niente di tanto grave da essere oggetto di minacce o pressioni. Ma non tutti sono così e, certamente, non lo è Luca Pernice. E, proprio per questo, è quanto mai ingiusto dire “quando mai a Foggia i giornalisti hanno fatto i Giornalisti?”.

Loris Castriota Skanderbegh

Anonimo ha detto...

Chi mi conosce sa che non intervengo (quasi) mai nei forum, a differenza di altri colleghi che sembrano mettere seriamente in pratica una specie di rigida dieta imposta dal proprio medico curante. E non alludo a Loris.
Luca Pernice - per esprimergli quel che era giusto fare - l'ho cercato due volte a 'Teleblu' e non c'era e una volta sul cellulare ma era occupato. Sono invece intervenuto qui su sollecitazione privata di Sandro Simone e ho profittato per esprimere solidarietà a Pernice e Del Carmine e ho ritenuto di dire a voce alta quel che pensavo.
Chiamato ora in causa da Loris Castriota, cercherò di spiegare meglio quel che intendevo circa i colleghi.
Posto che a Foggia ci sono ottimi giornalisti - fra cui Luca e Loris, per capirci - e una caterva di altri che potrebbero fare tutt'altro, ribadisco che il buon Luca Pernice fa più che onestamente il suo lavoro di cronista (e lo apprezzo anche quando a volte ripiega sul fronte della ricerca storica). Ma sono ancora qui a chiedermi, rispetto all'invito a zittire, cosa abbia fatto di così grave e sconcertante per rientrare nella categoria dei Giornalisti che la malavita preferirebbe veder morti. E non vuol suonare da offesa nei suoi confronti perchè Luca tutto è tranne che un pantafolaio della notizia.
Pensavo che quattro anni e 112 numeri del periodico telematico 'Vadonline - Fare informazione su chi fa informazione' (ancora in rete) fossero serviti a spiegare cosa penso della nostra categoria. Basti vedere quanto, cosa e come si produce informazione piegata al Dio Pallone in una città come Foggia per comprendere le ragioni del mio disagio circa i pochi giornalisti con la G maiuscola.
Ma di questo preferirei non parlare più, tanto le annate dei giornali, i siti e le televisioni sono la testimonianza vivente di tanto squallore culturale.
Lo stesso "caso Di Donna", esecrabile per quel che è avvenuto allo stadio di Manfredonia, andava ulteriormente seguito, nel senso che il collega aggredito avrebbe duvuto dar luogo alla denuncia del primo momento poi ritirata. "E' stata una ragazzata!" si disse qualche giorno dopo. Certo, ma sono proprio le "ragazzate" come quelle, alla fine comunque giustificate, a far fare ad altri dementi cose ancora più sciagurate, ultimi destinatari proprio Luca e Lino.
Insomma, non volevo dare addosso alla categoria, come dice Loris, tant'è che avevo esordito sottolineando come da qualche tempo proprio i giornalisti siano sempre più bersaglio di pazzi scatenati.
Forse non rientrerò mai nella categoria dei Giornalisti con la G maiuscola, anche perché da pubblicista mi occupo anche di altro, ma quando ho messo in pratica l'a-b-c del mestiere mi sono beccato querele, processi e pressioni politiche sul posto di lavoro, tutte cose per le quali a suo tempo ho avuto la solidarietà e la stima di molti, Loris e Luca compresi.
Trovo sempre più vergognoso che un giornalista (e un amministratore) debbano zittire per colpa dei tanti "fantasmi armati" che girano per Foggia, città che molto spesso deve fare anche i conti con i dossier anonimi e con certi giornali che, ieri come oggi, scambiano gli aliti per uragani finendo per fare della peggior informazione.

Un caro saluto a tutti.

Maurizio De Tullio

Anonimo ha detto...

Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che la mia reazione è stata impulsiva. A dire il vero l'ho già fatto: ho scritto che probabilmente ha influito sulla mia presa di posizione la circostanza di aver scritto nel giorno della memoria, in cui si ricordano anche migliaia di Rom massacrati dai nazisti. Non capisco molto il tuo insistere: è evidente che se uno cambia idea, lo fa perché pensa di aver sbagliato, per una ragione o per l'altra.
Mi fa piacere che apprezzi la ritrattazione come un segno di intelligenza. Vorrei che però capissi che a uno passa la voglia di ammettere di essersi sbagliato, se questo significa doversi sorbire la predica sul "dovevi pensarci prima" o sul "rifletti prima di parlare". A meno che tu non voglia dire che io me ne esco sempre con giudizi affrettati seguiti da repentine ritrattazioni. In questo caso ti invito a dirmi come e quando ho detto, come e quando ho ritrattato.
Berlusconi. Ho precisato che la comprensione umana e la solidarietà politica sono due cose diverse. Per una serie di ragioni - che vanno dalle mie idee politiche alle mie convinzioni religiose - non posso non provare compassione (intesa nel senso più pieno: patire insieme) per chi in qualsiasi modo sta vivendo in uno stato di angoscia o sofferenza. Sia Del Carmine o Berlusconi o Hitler. Mi sembrava che l'esprimere solidarietà fosse una cosa diversa. Ma ho cambiato idea.
Se cito un libro o i dati di Amnesty non è per puntellare la mia supposta preparazione, ma per il semplice motivo che certi argomenti vanno affrontati dati alla mano, per evitare di cascare nei più triti pregiudizi. Non ho nessuna stima di Ciccarelli, come molti sanno, ma non lo considero un ignorante (come lui non considera ignorante me). Se mi permetto di consigliargli un libro, è perché so che anche persone colte a volte ignorano la storia, i problemi, i drammi dei Rom. Solo in questo modo riesco a spiegarmi alcune scelte politiche insensate ed il silenzio assordante nel quale avvengono. Un silenzio che, dopo i campi di concentramento, è particolarmente colpevole.
Dici che per le minacce a Del Carmine non c'è difesa possibile, mentre per contestare l'azione politica di Del Carmine è possibile ricorrere alle urne. Ti sbagli. Per Del Carmine è possibile mobilitarsi: è quello che si sta facendo anche attraverso questo blog. Per i Rom c'è poco, nulla da fare. Se Del Carmine caccia i Rom, chi voto? Quando si tratta di Rom, le posizioni non variano nei diversi schieramenti politici. Parlano tutti il linguaggio dell'esclusione. Praticano tutti la politica del disprezzo. Senza sforzarsi troppo di capire. Praticando scorciatoie sconcertanti.
"La legalità e la sicurezza", dici. Accoppiata significativa. Legalità è oggi questo, in effetti: un sinonimo di sicurezza. Potrebbe essere altro, come ho provato a spiegare. Perché la legge è tante cose, non soltanto la difesa del quieto vivere della brava gente. La legge è anche difesa del debole, dell'emarginato, dello straniero. Tutto sta nella scelta - perché anche tra le leggi è possibile scegliere. E la scelta dipende dalla lettura di una situazione, di un conflitto, di una emergenza. Una lettura che può essere aperta o chiusa. La scelta di Del Carmine, perfettamente in linea con tante altre scelte "di sinistra", è stata di colpevole, di criminale chiusura.
Parli di diritti e doveri. Io faccio davvero difficoltà a capire. Di quali doveri parli? Quale è stata la mancanza da punire? Quale la colpa? E se colpa c'è stata, è stata colpa comunitaria? Esistono - sono concepibili: ancora? - colpe comunitarie? Qualcuno in quel campo ha compiuto qualche reato? Bene: la legge prevede che lo si punisca. Nessuna legge prevede che una intera comunità venga punita per le colpe di qualcuno dei suoi membri.
Del Carmine legge questa discussione. Ha seguito il mio "ravvedimento". Perché, visto che ci legge, non ci spiega perché non si ravvede lui? Davvero può, potete pensare che basti evocare la legalità per mettersi la coscienza a posto? Davvero basta una parola-scrigno, nella quale sono rinchiusi tutti i più meschini timori e pregiudizi della brava gente, per cacciare via della gente e "bonificare" il luogo in cui viveva, rendendolo impraticabile? Lo ripeto: quel gesto è stato segno di quello stesso degrado da cui sono nate le minacce al suo autore.

Anonimo ha detto...

Contro ogni oppressione indirizzata contro una qualsiasi libertà.
Se lasciamo soli loro,
restiamo soli tutti.

Zino

PS: E basta con queste polemiche infinite e sterili la dove ci sarebbe solo da esprimere il proprio dissenso.

Anonimo ha detto...

Prima di tutto, mi scuso con chi visiterà questo spazio e constaterà che è stato piuttosto dedicato ad opposizioni di “teste dure” (mi ricomprendo nella categoria), invece di ospitare, come nelle intenzioni originali di Sandro, messaggi di solidarietà a Lino del Carmine e Luca Pernice. Spero che finisca questa polemica, che distoglie solo dall’nico messaggio importante: la criminalità, le minacce, l’intimidazione come metodo devono essere condannate senza distinguo.
Detto questo, rispondo ad Antonio...
Caro Antonio (scusa la confidenza, pur non conoscendoti, ma vista la frequenza con la quale ci scriviamo, mi sembri un amico di vecchia data),
A dire il vero, non sono tanto io ad insistere –mi sembra. Nella tua prima risposta, infatti, mi/ti chiedevi perchè non ritenessi sincero il tuo ravvedimento. Ho, quindi, ritenuto opportuno spiegarmi.
Nonostante appaia difficile crederlo, “capisco” il perchè, al mondo d’oggi come nel passato, riesca difficile ammettere di essere sbagliato: ma mi sembra un po’ debole l’argomento che non si voglia dire d’aver sbagliato quando c’è qualcuno che rileva che è meglio riflettere prima che scusarsi dopo. Se –come dici- dopo attenta riflessione, hai ritenuto di essere stato impulsivo e lo ammetti, che ci siano o meno persone che ti avevano invitato a farlo puoi rivendicare la tua libera scelta, non rinnegarla solo perchè gli altri ti pressavano in tal senso. Non ho mai detto che TU emetti SEMPRE giudizi affrettati seguiti da repentine ritrattazioni: non ti conosco e non potrei permettermi. Non faccio prediche: ho solo rilevato, come DATO DI FATTO, che ritrattare dopo una così veemente reprimenda non può che essere segnale di irriflessività –almeno in questo caso- e mi pare rilevabile dal contesto del mio discorso che intendessi come questa irriflessività, in casi così gravi come la decisione di non dare solidarietà a persone minacciate da un vero o presunto esponente criminale, non è accettabile, neppure se causata dalla coincidenza cronologica con la giornata della memoria. Che migliaia di Rom siano stati massacrati dai nazisti, anche nella mia giornata di più intenso nervosismo, non mi può portare a paragonare del Carmine ai seguaci di Hitler.
Berlusconi. Insisti con il ribadire la distinzione tra comprensione umana e la solidarietà politica: mi è ben chiara. Proprio per questo dico che la solidarietà come gesto politico (come tu stesso dici) va tributata anche ad un avversario acerrimo: non significa “aderire alle posizioni politiche dell’avversario”, ma solo affermare “politicamente” l’inaccettabilità di un metodo anti-democratico come quello delle minacce e della violenza. Questo, ovviamente, non comporta nessuna “deminutio” delle tue idee politiche o convinzioni religiose. Per questo è apprezzabile che t abbia cambiato idea.
Poi, capisco che citi studiosi e dati di organizzazioni internazionali non per puntellare la tua preparazione (perchè dici “presunta”? Ero sincero quando la rilevavo come reale). Ma può darsi che il tuo interlocutore –nel caso di specie, Ciccarelli- fosse già edotto sulla tragedia del popolo Rom, sia pure attraverso altri testi. Ma poi, perchè alcune scelte dovrebbero essere dettate dall’ignoranza delle radici storiche dei drammi dei Rom? Forse che qualcuno, conoscendo le radici storiche delle tragedie degli Ebrei, giustifica il loro atteggiamento nei confronti dei palestinesi? No, perchè violano diritti umani e principi legali. Allora, se i Rom del campo sgomberato da del Carmine violavano principi legali, perchè l’assessore avrebbe dovuto lasciar correre: per le radici storiche dei problemi dei Rom?
Mobilitarsi attraverso un blog può dare conforto a del Carmine, ma non è certo una risposta concreta ed efficace tout-court ad un intenso e reale pericolo –e al dramma umano conseguente- rappresentato da una minaccia criminale (vera o presunta, non importa: resta sempre la possibilità che esista un pericolo per sé e i propri cari).
Quanto all’inefficacia delle urne, se tu stesso rilevi che “Quando si tratta di Rom, le posizioni non variano nei diversi schieramenti politici. Parlano tutti il linguaggio dell'esclusione” non potrebbe essere che forse entrambi gli schieramenti politici hanno rilevato –sia pur con filosofie di fondo diverse- che non si può risolvere i problemi dei Rom e superare le barriere culturali con le comunità con le quali vengono a contatto, ignorando le loro ”concessioni” all’illegalità?
E poi, sfiduciare uno schieramento utilizzando l’arma del voto contrario e poi far sapere ai rappresentanti di quello schieramento che esistono delle motivazioni e quali sono: questa è l’efficacia del consenso della democrazia. Forse, pragmaticamente si tratta di uno strumento poco efficace (come anche gli istituti della petizione e del referendum, i cosiddetti “strumenti di democrazia diretta”), ma è quello che il nostro perfettibile sistema ci mette a disposizione: utilizziamolo, fintanto che non ce ne saranno messi a disposizione altri.
La legge è anche difesa del debole, dell'emarginato, dello straniero”, solo quando il debole, l’emarginato e lo straniero possono vivere in una società con regole certe, con un apparato che fa rispettare la legge e, come fa rispettare a questi le regole, fa rispettare ad altri le regole e i principi del rispetto dell’altro, dell’inclusione sociale, della tolleranza del “diverso da sé”.
La scelta di del Carmine non è stata di criminale chiusura: semplicemente, la richiesta alla comunità Rom dell’accettazione, almeno parziale, di una cultura diversa dalla loro, perchè abbia condizione di reciprocità la spontanea –per alcuni- o “forzata” –purtroppo per molti- accettazione di molte manifestazioni della cultura del popolo Rom.
Di quali doveri parlo? Di quali mancanze o colpe? Non voglio cadere in triti luoghi comuni, né generalizzare: moltissimi Rom sono riusciti ad integrarsi perfettamente, pur mantenendo intatte molte caratteristiche della cultura del loro popolo. Concordo: non si può punire tutti per colpire qualcuno. Ma perchè, allora, gli stessi Rom non denunciano chiaramente le devianze? Perchè non rinunciano a pratiche consolidate che non possono albergare in una società come la nostra così attenta al rispetto dei diritti umani? E mi riferisco, ad esempio, segnatamente, all’utilizzo dei bambini per la questua ai semafori: perchè bandire una crociata contro la Nike che sfrutta i bambini indiani per cucire i palloni, se si tollera che poveri ragazzi siano sottratti dal diritto allo studio e al gioco sotto i nostri occhi? Forse che i bimbi Rom non abbiano gli stessi diritti di quelli asiatici?
Del Carmine ha preso atto di alcuni dati di fatto. Il precedente campo dedicato ai Rom, in Via San Severo, era stato consegnato come un gioiello, con servizi igienici funzionanti e collegamenti all’acquedotto. Dopo non molto tempo abbiamo assistito allo scempio delle strutture, al perenne scorrimento dell’acqua dai rubinetti divelti che creavano un lago sulla strada in questione davanti al campo-nomadi, talvolta persino all’abbandono di carcasse di animale al centro del tratto di statale. E non parlo dei numerosi casi di delinquenza comune rilevati dalla Polizia e dei Carabinieri.
Colpe lievi? Costumi tipici di una cultura diversa da tollerare? Gesti sconsiderati di alcuni che non possono far condannare un’intera comunità? Allora, come fa la comunità foggiana che prende le distanze e denuncia –almeno virtualmente- chi invia le lettere di minaccia, la comunità Rom deve denunciare chi mette a rischio la propria onorabilità e dignità: così, rispettando i doveri della convivenza civile, potrà rivendicare con forza ancora maggiore i propri diritti.
Del Carmine non deve “ravvedersi”: impone un principio che è utile alla convivenza tra persone di cultura diversa e che serve proprio ad alimentare il rispetto reciproco.
Ecco perchè lo sgombero del campo nomadi non è stato il segno di un degrado politico-ideologico e, soprattutto, ribadisco (spero per l’ultima volta) nulla può essere paragonabile al degrado di chi usa gli strumenti criminali delle minacce e della violenza.

Loris Castriota Skanderbegh

P.S.: Rilevo con piacere che il collega Maurizio De Tullio ha chiarito la brutta impressione che aveva dato con il suo primo messaggio. Cioè, che a Foggia non ci sarebbero veri Giornalisti (peraltro il senso in italiano sembrava proprio quello: “Quando mai a Foggia i giornalisti hanno fatto i Giornalisti?”). Evidentemente, avevo capito male io.
Ma l’occasione è stata opportuna per ribadire l’esistenza a Foggia di numerosi, validi rappresentanti della categoria.

Anonimo ha detto...

Caro Sandro,iei sera si è tenuta la riunione preso libera insieme a molte docenti di scuola superiore,un rappresentante dell'università ed alcuni rappresentanti di istituto,il 7 mattina a Foggia presso il tribunale della dogana in provincia ci sarà Don Luigi Ciotti,credo sia un buon momento per dimostrare che esiste un'altra parte di città che non assorbe passivamente qualsiasi cosa accade,come una spugna,alle 9.30 potremmo incontrarci tutti davanti alla provincia in piazza xx settembre,utilizziamo il passa parola,le email, oltre ai blog che tutti conosciamo.In vece il 17 presso la scuola del volta ci sarà giancarlo caselli,anche quello sarà un appuntamento importante per mettere all'attenzione nazionale il caso Foggia,spesso si è abituati a minimizzare ma la recrudescenza della microcriminalità non bisogna sottovalutarla.Io penso che la solidarietà deve andare ben oltre il colore politico specie quando si tratta di legalità e sicurezza,personalmente andai al comune ai tempi di agostinacchio per esprimere personalmente solidarietà all'allora assessore Longo,in quel momento non mi interessava sapere del perchè,in quel momento era il rappresentante istituzionale.Ho apprezzato molto la telefonata ricevuta da landella e da digioia leo che sono espressione della minoranza,mi viene da sorridere invece del comunicato scritto da una coordinatrice di partito.pertanto evitiamo in questo momento discussioni personali che non giova nessuno,disponibilissimo sempre al confronto anche critico ma lo preferisco di persona non tramite email o altro per chiarire qualsiasi equivoco di interpretazione,di una cosa sono fiero di aver fatto tutto con passione,dedizione per il bene di questa città senza interessi personali,sottolineando il fatto che il sottoscritto è stato il proponende della delibera di giunta per intitolare una strada per i senza fissa dimora.A peolo delli carri chiedo di contattare o mimmo di gioia oppure daniela marcone.Con affetto sincero,Lino

Anonimo ha detto...

Comunicato-manifestazione contro ogni mafia e illegalità e di solidarietà verso tutti coloro che hanno ricevuto minacce e intimidazioni.
Isola pedonale di Corso Vittorio Emanuele
giorno domenica 3 febbraio 2008 ore 18:30

Noi giovani vogliamo dare un segno di orgoglio e civiltà in questa città ogni giorno ferita dall’arroganza e dalla violenza di chi intende continuare a vivere sulla sofferenza e lo sfruttamento degli altri; di chi agisce nel buio, nell’omertà e nell’indifferenza generale opponendosi ad ogni forma di crescita umana, morale e culturale.
Vogliamo esprimere vicinanza a tutte le persone offese, consapevoli che la prossima volta potremmo essere noi ad essere presi di mira.
Vogliamo, senza se e senza ma, dire no alla violenza e alla mafia.
Vogliamo tenere la testa alta e lo sguardo diritto in avanti consapevoli che c’è molto da fare e cambiare a cominciare dalla nostra responsabilità ad impegnarci e migliorare.
Cominciamo con il parlarne.


Questo è l’appello che esprime la volontà di muoversi ed esserci insieme domenica 3 febbraio alle 18:30 presso l’isola pedonale a Foggia. Gradualmente varie persone ed associazioni stanno aderendo a questo movimento spontaneo e morale:
Arci-Foggia, Giovani delle Acli, Fratelli della stazione, Rinascita Universitaria, Centro Interculturale, Associazione Le Periferie, Circolo La Merlettia, Movimento di obiezione alle spese militari – Difesa popolare nonviolenta, ….
Chiediamo la vostra adesione personale e della realtà che rappresentate e il sostegno dell'iniziativa. Grazie

Paolo delli Carri
per info:suan78@supereva.it
3396796938

Anonimo ha detto...

Non conosco personalmente Antonio Vigilante,neanche so chi è una cosa posso dire che spero venga a trovarmi in assessorato io sono dal mattino alle 8.30 per parlare un po'poichè credo si sia limitato a considerare un episodio leggendo i giornali o ascoltando le tv locali,voglio ricorgargli che a Foggia abbiamo apero un centro interculturale,abbiamo uno sportello per immigrati all'interno del carcere,abbiamo da poco aperto un centro di accoglienza,che subito dopo l'incendio di via san severo al campo nomadi,la domenica mattina alle 9 ero l'unico rappresentante comunale a portare scardi per latte e biscotti ai bambini del campo e che nel mentre stavo parlando con loro un ragazzino credi di 8 massimo dieci anni tento' di rubarmi il portafoglio,li abbiamo trasferiti ad arpinova,mettendo srervizi e doccie che dopo 20 giorni al massimo sono stati tutti divelti e che quel campo schifoso per come è strutturato ci costa una cifra di 300 mila euro annui se non qualcosa in piu'tra covenzione,luce acqua autospurgo ecc.ecc.abbiamo inoltre partecipato ad un bando regionale per la costruzione di un campo autocostruito dagli stessi rom con tanto di confort.Questo per dire che non vi è da parte mia nessun atteggiamento hitleriano,ma la situazione di borgo segezia è molto diversa da come è stata descritta,un ultima cosa,don ivone per anni ha gestito egregiamente il campo dopo la esperienza di questa estate non ne vuole sentir parlare per gli abusi,le prepotenze,la prostituzione che ha dovuto subire di personalmente da parte di questa etnia.potrei proseguire ma mi fermo qui sperando in una visita da vigilante,ricordandogli anche che ognuno di noi in questa città ha una storia personale,la mia certamnte è sempre stata nel tutelare i diritti e le tutele di tutti.Buona discussione,scusatemi ma non sono molto bravo a scrivere,preferisco parlare o meglio fare,Lino del carmine

Anonimo ha detto...

Antonio vigilante, rassegnati, avevi torto prima e continui ad averlo anche dopo essere ritornato sui tuoi passi. Quanto ti sia costato esporre la tua autocritica, ancor di più, lunga, quasi infinita ti tocca la critica. Non me ne intendo di queste cose, però vedo che i due giornalisti, con tutto il rispetto per persone, ruolo e professione, si sono compresi subito nonostante le affermazioni del primo, riportate virgolettate dal secondo. Quindi alla solidarietà che per un verso esprimo a Del Carmine, Pernice e al funzionario della CGIL, per altro, aggiungo quella nei tuoi confronti, se ti va di accettarla.

Anonimo ha detto...

Per Loris:

Non insisto sulle questioni secondarie, per non trascinare una polemica inutile, che riguarda più i toni che la sostanza. Vado al punto: i Rom.
Permettimi di ricorrere ai numeretti:

1. Dici che la conoscenza delle tragedie storiche dei Rom non dovrebbero influire sulle scelte politiche nei confronti dei Rom. Io dico il contrario. Nessuno, noti, giustifica oggi le violenze degli ebrei nei confronti dei palestinesi alla luce di Auschwitz. In realtà molti lo fanno. Non esisterebbe nemmeno lo stato d'Israele, probabilmente, se non vi fossero stati i campi di sterminio. Ma soprattutto nessuno oggi in Italia tollera il minimo episodio di discriminazione e razzismo nei confronti degli ebrei. E giustamente. Io ho cominciato ad occuparmi dei Rom alcuni anni fa. Accadde una cosa curiosa, a Foggia. S'era d'estate ed erano aumentati i furti d'appartamento. Le autorità pensarono bene di risolvere il problema alla radice. Chi sono i ladri? I Rom, ovviamente. E così fecero una irruzione nel campo rom. Alle cinque di mattina. Sessanta carabinieri. Non trovarono nulla. Che succederebbe se le forze dell'ordine facessero irruzione in un quartiere abitato dagli ebrei, per risolvere un qualsiasi problema sociale?
Quello che bisogna capire è che il massacro di seicentomila rom nei campi di sterminio nazisti è il risultato di una lunghissima pratica del "bando". E quello di cui si è reso responsabile Del Carmine è esattamente un bando. Non posso starmene a guardare, se vedo che sono ancora operanti e vivi quei meccanismi che hanno portato una etnia a finire nei forni crematori.

2. I Rom violavano princìpi legali. Ho già risposto. Se qualcuno ha violato la legge, lo si punisce secondo la legge. Questa è la legalità. Ma tu segui un principio diverso, che è lo stesso seguito da Del Carmine. Tu dici che nel caso di italiani, la responsabilità penale (o morale) è individuale, mentre nel caso dei Rom è collettiva. Questo principio non esiste nel nostro sistema giuridico, né ha nulla a che fare con la democrazia. Se le cose stessero così, io dovrei pagare per il tizoo del primo piano, che fa gli scippi per comprarsi la droga. E' una deriva gravissima, che porta alla colpevolizzazione di intere etnie per colpe vere o presunte dei singoli. E' quella deriva che ha portato una giornalista a chiedere pubblicamente, in televisione, ad un romeno di scusarsi con gli italiani per le violenze compiute dagli appartenenti alla sua etnia. Considerare le etnie, e non gli individui, è una delle caratteristiche del razzismo.

3. Ma, dici, se gli altri Rom del campo non sono come i pochi delinquenti, perché non li denunciano? Anche questo è un principio bizzarro, che non ha nulla a che fare né con la nostra civiltà giuridica né con la democrazia. Secondo questo principio, io ho l'obbligo di denunciare lo scippatore del primo piano, altrimenti vuol dire che sono come lui. Non solo. Tutto il condominio è colpevole. Magari quello al terzo piano non ne sa niente, quello al quinto piano sa ma ha di meglio da fare, e così via. Niente, tutti colpevoli. Perché non siamo individui, ma comunità. E la comunità deve pagare per le colpe dei singoli.
Permettimi di osservare che nemmeno una denuncia dei singoli individui resisi responsabili di atti illegali avrebbe cambiato molto le cose. In tempi recenti tutto il Paese compatto si è ribellato contro i romeni, dal momento che uno di loro ha violentato e ucciso una donna. A denunciare l'accaduto è stata un'altra donna romena, che è giunta a stendersi sull'asfalto rischiando di essere investita, per indurre gli automobilisti a fermarsi e prestare soccorso. Questo non ha assolutamente frenato l'onda d'odio nei confronti dei romeni. Le forze dell'ordine sono intervenute prontamente per evacuare i romeni presenti a Roma. E il governo ha annunciato un "pacchetto sicurezza" letteralmente mirato contro i romeni.

4. I Rom, dici, sono colpevoli di violenze nei confronti dei bambini, perché li portano con sé a mendicare invece di mandarli a scuola. Ragioniamo. Esistono diversi tipi di società. Oggi viviamo in quelli che gli antropologi chiamano stati moderni. Prima c'erano gli stati tradizionali, le società orticole, se società pastorali, le società di caccia a raccolta. alcune di queste società esistono ancora. I !Kung, ad esempio, sono una società di cacciatori e raccoglitori. I Nuer e i Tuareg sono società di pastori nomadi. Né i !Kung né i Tuareg né i Nuer hanno una scuola. Non l'hanno perché si tratta di società semplici, nelle quali tutte le conoscenze necessarie per vivere in società possono essere trasmesse in modo informale dai genitori e dalla comunità. La società dei Rom è simile per molti aspetti a quella dei !Kung o dei Nuer. E' una società nomade, acefala, semplice. E' una società che non ha bisogno di scuola, soprattutto non ha bisogno della scuola di un'altra società. Ogni sistema scolastico è funzionale a un tipo di società. Come sosteneva Parsons, il compito della scuola è quello di mantenere e trasmettere i "modelli latenti" di una società. Per modelli latenti si intende l'insieme di valori, idee, tradizioni sulle quali una società si regge. I modelli latenti sono legati a tre altri aspetti della società: la politica, l'economia e la giustizia, costituendo con esso i quattro punti del modello AGIL di Parsons. Questo vuol dire che un sistema scolastico simile a quello italiano non può essere adatto a un bambino !Kung, o a un bambino Nuer, o a un bambino Rom. Semplicemente non ha nulla a che fare con la sua vita, con la sua comunità, con la sua cultura. Anzi: ne rappresenta la negazione. Non c'è nessuna violenza nel portare un bambino con sé nelle proprie attività quotidiane. I !Kung portano i bambini a caccia, i Rom a chiedere l'elemosina. Si tratta di semplice socializzazione. Ed ogni cultura ha il diritto di socializzare come meglio crede. Dal nostro punto di vista un bambino dovrebbe stare a scuola invece di andare a caccia o chiedere l'elemosina. Ma questo è solo il nostro punto di vista. Dal punto di vista dei Rom, o degli appartenenti a qualsiasi tipo di società diversa dalla nostra, le cose stanno diversamente.
Il paragone con i bambini indiani che cuciono i palloni della Nike non vale per due motivi. Il primo è che in India esiste un sistema scolastico, e quindi si tratta di un tipo di società che ha all'interno un sistema formativo complesso e rispondente ai suoi modelli latenti. Il secondo motivo è che cucire palloni per una multinazionale comporta non la partecipazione alle attività economiche e sociali della propria comunità, ma lo sfruttamento delle risorse di una comunità da parte di un sistema economico altro (la multinazionale, appunto).
Oggi è l'anniversario della morte di Gandhi. L'uomo che molti considerano il più grande del Novecento e uno dei più grandi della storia scelse di non mandare i propri figli a scuola. Sosteneva che le scuole erano nelle mani degli inglesi, e che pertanto un indiano a scuola avrebbe imparato soltanto a vergognarsi della sua cultura. Avendo insegnato anche in classi in cui c'erano bambini rom, posso dire che è esattamente quello che avviene nelle nostre scuole. Un bambino rom nella scuola italiana può imparare una sola cosa: a vergognarsi di essere rom.
Tra l'altro - ma qui il discorso sarebbe lungo - dal punto di vista dei Rom è una violenza gravissima nei confronti di un bambino costringerlo per cinque ore sopra una sedia. Come vedi, si tratta sempre e solo di punti di vista.

5. Dici che Del Carmine impone un principio utile alla convivenza. Non mi risulta che cacciare via la gente aiuti molto la convivenza. Ribadisco (spero anch'io per l'ultima volta) che il gesto di Del Carmine è criminale. La tua difesa ha una sua utilità nel mostrare a nudo i ragionamenti che l'hanno suggerito. Ragionamenti che non hanno nulla a che fare con la logica, con la legge, con la civiltà giuridica e con la democrazia.

Anonimo ha detto...

Per Del Carmine:

Mi fa molto piacere la tua ostentata disponibilità. Arriva in ritardo, però. All'indomani dello sgombero ho scritto una e-mail all'Ufficio Stampa del Comune per chiedere una copia dell'ordinanza di sgombero. Nel sito del Comune non sono riuscito a trovarla, e l'unico indirizzo e-mail trovato nel sito era quello dell'Ufficio Stampa (mai sentito parlare di URP?). Nessuna risposta. Ho mandato una seconda e-mail, facendo notare che esiste un obbligo di trasparenza. Nessuna risposta. Ne ho tratto considerazioni non molto consolanti sul rispetto dei cittadini da parte del Comune di Foggia.
Sulla questione dello sgombero, ti rimando a quanto ho risposto a Loris. Con una aggiunta. Anzi due.
Uno. Mi sorprende molto che uno che è tanto impegnato nel sociale si impressioni perché un ragazzino ha cercato di rubargli il portafogli. Io insegno. Per ognuno dei miei studenti, la regione Puglia spende 6.400 euro. Alcuni di questi ragazzi studiano, altri no. Altri ancora vengono a scuola per fare atti di vandalismo. Qualcuno danneggia l'automobile dell'insegnante. Che facciamo, cacciamo via anche loro?
Due. Parli di prostitute rom. Questa non l'ho davvero mai sentita. Come si dice: non si smette mai d'imparare.

Anonimo ha detto...

Povero uomo,vigilante sei un uomo solo convinciti,dici delle cose raccapriccianti,insostenibili,informati prima con chi hai a che fare,valuta le tue ingenerose critiche,poi che cosa vuoi accusare del carmine se tu hai inviato una email all'ufficio stampa?Nel sito del comune ci sta la parte riferita all'assesorato alla sicurezza,sei disattento comunque ti aiuto io come spesso faccio con quelli che ne hanno bisogno sicurezza@comune.foggia.it,smettila adesso stai esagerando davvero e teta di sforzarti su qualcosa di positivo,non fare lo scribbacchino.
Un invalido del sindacato sfida

Anonimo ha detto...

Ogni ente comunica con i cittadini attraverso l'Ufficio Relazioni col Pubblico. Il Comune di Foggia a quanto pare non l'ha; almeno non compare nel sito (dovrebbe essere in bella evidenza). In mancanza di un URP, immagino che le relazioni con l'esterno siano affidate all'Ufficio Stampa. Se non altro, era l'unico ufficio di cui era presente nel sito l'indirizzo e-mail. Non incolpo Del Carmine delle mancanze dell'Ufficio Stampa (anche se potrei farlo, applicando la logica che Loris applica ai Rom: colpevole uno, colpevoli tutti). Semplicemente, se un ufficio non risponde a due mie e-mail, penso (a ragione, credo) che quella amministrazione comunale non ha molta voglia di comunicare con i cittadini. E quindi mi sorprende la disponibilità dell'assessore, e posso chiedermi senza troppa malizia se è insincera.
Grazie per gli insulti. Anonimi.

Anonimo ha detto...

Vigilante ce stancht,non ti va bene niente,sei abbastanza prevenuto o frustrato,basta,smettila ogni cosa polemizzi sempre,dove vedi l'insicerità da parte di chi ti dice vieni porte aperte non alla renault ma in uffico,lo conosci almeno?sai che di prassi ascolta tutti?Lo sai che tutte le cose organizzate le fa' sempre incontrando associazioni,sindacati,cittadini,è per abitudine e convinzione portato alla partecipazione,addirittura ha partecipato anche a delle riunioni di condominio per problemi di sicurezza.Si è incontrato con i grillini di Foggia.Non so se sei stato alla presentazioine del libro di luxuria,aveva ragione da vendere quando disse che noi foggiani abbiamo la sindrome delle 3 N,nin vonn fa',nin sann fa',nin vonn fafa' e tu ne sei l'esempio personificato.Mo avast pero' tropp importanz a nu frechet che ten semp da dic.Tonino trinastic

Anonimo ha detto...

Il tutor indiscusso dei rom,addirittura organizza danze rom a manfredonia,ma statt a castt,oppure organizza corsi di tarantelle che è meggh.

Anonimo ha detto...

Eh, addirittura organizzo danze rom. E certo, meglio la tarantella.
Siamo giunti al trivio. Statemi bene.

Anonimo ha detto...

Per Antonio:

Anche io mi limiterò all’argomento Rom.
Se riesci a seguire meglio il filo logico con i “numeretti”, non c’è problema: li userò anch’io.
Premetto che citerò a memoria qualcuna delle esperienze accumulate in 10 anni di cronaca nera seguita quotidianamente: potrei dimenticare o essere un po’ impreciso qualcosa qualcosa, ma sono una fonte assolutamente affidabile e mi rifarò ad episodi reali, frutto di indagini ed operazioni di Polizia e Carabinieri veritiere e verificabili.

1. Non so chi giustifichi le violenze degli Ebrei sui Palestinesi ricorrendo alle memorie dell’olocausto. Da moltissimo tempo sento che le “giustificazioni” “ufficiali” di Israele si concentrano sul tema della rappresaglia alle aggressioni di Hamas. Se pure c’è stato qualcuno (e sottolineo qualcuno) saranno stati molto pochi, al punto che non hanno avuto spazio sufficiente sui media da rilevare quanto quelli che usano la “giustificazione” che io ho citato. E’ assolutamente giusto che “nessuno oggi in Italia tollera il minimo episodio di discriminazione e razzismo nei confronti degli ebrei” (e nota che io uso “Ebrei”, come “Palestinesi” e “Rom”, con la maiuscola, perchè ogni popolo ha la stessa dignità e diritto di esistenza; anche in queste piccole cose sta il rispetto per gli altri): in Italia non si deve tollerare ALCUN atto di razzismo, nei confronti di CHICCHESSIA. Dici “e giustamente”: perchè, allora, hai sentito il bisogno di sottolinearlo? Quanto all’operazione dei Carabinieri nel campo Rom che citi, ti potrei citare molti casi in cui dei Rom sono stati fermati subito dopo furti in appartamento: in un caso, una donna incinta aveva ancora addosso gli oggetti utilizzati per lo scasso. E’ giusto ricordare perennemente quello che è avvenuto ai Rom dei campi di sterminio nazisti (ma anche agli Ebrei, agli omosessuali, ai portatori di handicap...): è delirante, invece, paragonare un provvedimento calato nella realtà locale ad un evento raccapricciante come le persecuzioni naziste. Che i meccanismi che muovono le scelte politiche di del Carmine vengano paragonati a quelli che conducevano ai forni crematori è paradossale quanto dire che se Vogue consiglia a donne e uomini di portare i capelli biondi sta sicuramente varando una nuova teoria della razza ariana.
2. Quando mai ho detto o fatto comprendere che “colpevole uno, colpevoli tutti”? Ma hai letto bene quello che ho scritto? E’ assolutamente falso che io segua un principio, come dici, che possa anche lontanamente far pensare a razzismo o a discriminazione culturale: se rileggi il mio intervento, troverai molti opportuni distinguo, per i quali non si può equivocare sulla mia intenzione di NON FARE DI TUTTA L’ERBA UN FASCIO. (Ora che ho usato il termine “fascio”, ti prego, non darmi del fascista). Anche io ho detto che vanno puniti i colpevoli e vanno apprezzati coloro i quali si sono bene integrati. Mai detto che nel caso dei Rom la responsabilità penale è collettiva. Mi cito (e non per danni): “Non voglio cadere in triti luoghi comuni, né generalizzare: moltissimi Rom sono riusciti ad integrarsi perfettamente, pur mantenendo intatte molte caratteristiche della cultura del loro popolo. Concordo: non si può punire tutti per colpire qualcuno. Ma perchè, allora, gli stessi Rom non denunciano chiaramente le devianze? Perchè non rinunciano a pratiche consolidate che non possono albergare in una società come la nostra così attenta al rispetto dei diritti umani? E mi riferisco, ad esempio, segnatamente, all’utilizzo dei bambini per la questua ai semafori: perchè bandire una crociata contro la Nike che sfrutta i bambini indiani per cucire i palloni, se si tollera che poveri ragazzi siano sottratti dal diritto allo studio e al gioco sotto i nostri occhi? Forse che i bimbi Rom non abbiano gli stessi diritti di quelli asiatici?”
E’ questo che chiedo ai Rom (come, peraltro, chiedo a qualunque altro cittadino italiano): come noi condanniamo moralmente e socialmente (anche se, spesso, non c’è la stessa sollecitudine nel denunciare formalmente i colpevoli quando si è testimoni di un reato) TUTTI coloro che delinquono, come condanniamo attraverso i giornali, le Tv, i discorsi da bar e così via i piccoli e grandi criminali, così i Rom non devono “tollerare” tra loro la presenza di chi commette reati. Non dobbiamo essere sempre solleciti a condannare la “omertà” dei Foggiani e degli abitanti di Capitanata (lo abbiamo letto molte volte nelle dichiarazioni dei componenti della Commissione Bicamerale Antimafia in occasione di ripetute visite nel capoluogo) e “scandalizzarci” o gridare al razzismo quando si chiede rispetto della cultura della legalità ai Rom.
Tra l’altro, spero che non ci legga il tizio che abita al primo piano del tuo palazzo, altrimenti potrebbe citarti per diffamazione a mezzo stampa (quella via Internet è omologata da varie sentenze) con quelle simpatiche rivelazioni sulle sue attività quotidiane.
3. Dici che denunciare un reo o presunto tale è “un principio bizzarro, che non ha nulla a che fare né con la nostra civiltà giuridica né con la democrazia”. La legge italiana, in generale, non obbliga il comune cittadino a denunciare, tranne che nei casi previsti dall’ art. 364 C.P. e 333 C.P.P. e da singole norme di leggi penali. Ma non mi dire che tu fai qualcosa solo se l’omissione è punita dalla legge! Non senti come OBBLIGO MORALE quello di denunciare un cittadino che vedi commettere un reato, o sai per certo che lo abbia commesso? O sei uno di quelli del “vivi e lascia morire”? Complimenti per il senso civico! Sono proprio questi i principi che favoriscono il diffondersi della pseudo-cultura dell’illegalità, che lasciano che la mentalità criminale alligni nel senso comune, perchè “cosa me ne frega di denunciare quello”, perchè “mi faccio i fatti miei”, perchè “basta che non danneggi me”! Complimenti davvero! Edificante! Così è per te e così deve essere per i Rom?
Puoi, onestamente, dire che le persone che vivono in un piccolo campo nomadi non sanno cosa succede a pochi metri da loro? Noi siamo, ormai, abituati a vivere in palazzi-vespaio, senza curarci di quello che avviene nell’appartamento confinante, figuriamoci a uno o due piani di distanza. Ma tu sei sicuro che avviene la stessa cosa in un campo nomadi? Curioso, perchè in campeggio, d’estate, si viene a sapere ogni più piccolo particolare della vita e delle attività dei co-vacanzieri: perchè dovrebbe essere diverso in un campo nomadi? Intanto, il tuo co-inquilino del primo piano ha già avviato l’auto per andare in Questura e denunciarti...
Intanto, mi citi il caso di Nicolae Romulus Mailat, il 24enne romeno accusato del delitto di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto, denunciato dalla parente Rom Emilia. Finalmente, UNA denuncia da parte di un’altra Rom: ma questo non testimonia della disponibilità DIFFUSA delle comunità Rom ad emarginare i delinquenti. Per non parlare del fatto che hai citato uno dei tanti autori di violenze (purtroppo, stavolta sfociato anche nella morte della vittima, dopo una lunga agonia) identificati come Rom. Questo non porta certo a criminalizzare le comunità sparse in tutta Italia, ma rende chiara la necessità che gli stessi debbano attivarsi per allontanare quanti più delinquenti possono dalle comunità; si difenderebbero meglio dai luoghi comuni.
E poi, perchè mi citi solo esempi a favore? Perchè ignori i casi in cui le responsabilità sono acclarate?
Un paio di esempi?
Marco Ahmetovic, il rom che il 23 aprile 2006, guidando ubriaco, provocò la morte di quattro ragazzi ad Appignano. Condannato a sei anni in primo grado per questa vicenda, è in carcere per una sentenza passata in giudicato per la tentata rapina ad un ufficio postale di Maltignano (Ascoli Piceno).
Rudzija Adzovic, nomade di origine slava. Il 21 luglio 1994, in un campo nomadi a Torino di Sangro (CH), massacrò la moglie con una mazza da baseball: la donna morì dopo un coma durato circa una decina di giorni. Per qeusto reato è stato condannato in primo grado a 27 anni nel 1999.
Mentre veniva processato per quel fatto, Adzovic, spesso ubriaco e violento, il 16 settembre del 1996, in un campo nomadi vicino ad Ordona, uccise la figlia Jadranka di 5 anni con un giravite perchè piangeva e minacciava di denunciarlo per l’omicidio della madre. Poi fece a pezzi il corpo, una parte la diede alle fiamme e una parte la mangiò. Nel 2000 venne condannato anche per questo reato, all’ergastolo. Era accusato anche di aver ucciso l’altra figlia, Tamara, di soli sei mesi, ma per questo non vennero mai raccolte prove.
In ogni caso, non voglio proseguire su questa falsariga. Tu potresti citare a me altrettanti (anche molti di più, se è per questo) crimini commessi da cittadini italiani non appartenenti ai Rom. La mia era solo una piccola dimostrazione del fatto che citare alcuni casi positivi non rende nobile un intero gruppo culturale, come non può certo criminalizzarlo nel suo complesso. Non è questo il motivo del contendere. Resta l’obbligo morale per chiunque di denunciare chi delinque.

Tra queste possiamo ricordare soprattutto i casi degni di attenzione degli Aztechi (Messico), dei Tupinamba (Brasile), di alcune etnie africane e di molte altre ancora.

Un gruppo di archeologi, guidato da Mark Horton, della Bristol University, ha scoperto nel Gloucestershire una quarantina di corpi, sepolti in una fossa. Il particolare che ha destato il sospetto dei ricercatori è stata la presenza di ossa femorali accuratamente divise in senso longitudinale e svuotate del midollo: un segno tangibile di cannibalismo.
«Siamo stati molto sorpresi», commenta Horton, che aggiunge: «Non puoi fare una cosa del genere per errore. Dividere l'osso in quel modo è una procedura assai delicata. E la sola ragione di estrarne il midollo è per mangiarlo».
Finora Horton e i suoi collaboratori hanno recuperato sette scheletri, la cui datazione ha permesso di stabilire l'epoca in cui vissero gli sfortunati individui: tra il 30 a.C. e il 130 d.C. Probabilmente uccisi come vittime sacrificali in vista di un'importante battaglia.
Effettivamente uno degli scheletri mostra segni inconfondibili: «Questa persona è stata uccisa alle spalle, poi anche la parte anteriore della testa è stata completamente fracassata. Sono stati uccisi in modo particolare, "perverso"», spiega Horton. «Dalle descrizioni delle guerre galliche di Cesare», insiste lo studioso, «sappiamo che i Celti compivano sacrifici di massa prima delle grandi battaglie. Inizialmente prendevano i criminali, poi gli zoppi e i malati. La cosa interessante delle nostre ossa è che molte di esse mostrano segni di malformazioni e infermità». La buca sarebbe dunque «un'apertura verso gli inferi», regno di Cunomaglus, il dio celtico dalle sembianze di cane, in nome del quale sarebbero stati sacrificati tanti uomini

Indigeni dell'isola Marika ,ex cannibali

the term Zande is applied to a large group, including many peoples at different stages of development and acculturation, among whom are the "auro", who have only imperfectly come under the influence of the Avungara, or ruling clan of the Zande, and to these the term cannibal might be applied.

di cui ancora oggi vi sono tracce in alcune tribù della Papuasia Nuova Guinea e dell'Africa dove si pratica, anche se illegalmente, il cannibalismo a livello rituale. Essere cannibali o carnivori, almeno secondo questo passaggio del RigVeda era messo sullo stesso piano.

ancora oggi le tribù asandeke del huggar nell' attuale ex congo belga sono dedite a tale pratica, ma per essi non è cosa brutta, anzi è bensì un modo utile per assicurarsi fonti di proteine complesse, che non rintracerebbero negli animali trovati nella loro giungla pluviale

I discendenti di cannibali in Papua Nuova Guinea che uccisero a mangiarono quattro missionari metodisti figiani nel 1878 hanno chiesto formalmente scusa alle Figi per le azioni dei loro antenati. Oggi si è tenuta una cerimonia di riconciliazione, alla presenza di migliaia di persone, nella provincia di East New Britain in cui i quattro morirono. L'ambasciatore delle Figi in Papua Nuova Guinea, Ratu Isoa Tikoca, ha accettato le scuse in un'elaborata cerimonia, in cui sono state accese candele in memoria dei quattro, che erano parte di un gruppo di ministri del culto e predicatori, giunti nelle isole nel 1875 per diffondere il cristianesimo. "In questa circostanza siamo profondamente commossi e offriamo a voi la grande gioia del perdono, mentre finalmente mettiamo fine a ogni disaccordo", ha detto l'ambasciatore. Gli ha fatto eco il governatore generale di Papua Nuova Guinea, Sir Paulias Matane, (che ha funzioni di capo di stato in rappresentanza della regina Elisabetta) il quale ha elogiato i primi missionari per aver portato il cristianesimo nel Paese, e ha fatto appello ai presenti perché seguano i principi guida della religione. "Vorrei che tutti seguissero i 10 comandamenti, ma ancora molti oggi rubano e commettono adulterio", ha detto Matane. La cerimonia si è svolta in occasione del 132/o anniversario dell'episodio di cannibalismo. I religiosi metodisti delle Figi arrivarono nelle isole che ora si chiamano Papua Nuova Guinea, guidati dal pastore inglese George Brown. Nell'aprile 1878, un pastore figiano e tre predicatori furono uccisi e mangiati dalla tribù Tolai nella penisola di Gazelle. il rev. Brown, che combinava il ministero religioso con quello di esploratore e antropologo dilettante, si vendicò organizzando e guidando una spedizione punitiva. Il cannibalismo era comune allora in molte isole del Pacifico, tanto che le Figi erano chiamate Isole dei cannibali, e decine di missionari furono uccisi e mangiati dagli isolani ostili. Brown aveva familiarità con quelle tradizioni: in uno dei suoi diari descrive la visita in un villaggio in cui contò 35 mascelle umane a alcune mani, disseccate dal fumo, appese in una sola capanna. Era consapevole pertanto dei rischi che correvano i missionari, ma ritenne necessaria la rappresaglia perché temeva un sollevamento della tribù e un massacro dell'intero gruppo di religiosi europei che si trovava nella zona. Almeno dieci componenti della tribù accusata dell'attacco furono uccisi e Brown affermò che l'incursione aveva reso la regione più sicura per gli europei. In una lettera al segretario della London Missionary Society scrisse: i nativi ora ci rispettano di più, poiché tutti riconoscono la giustizia della nostra causa e non ci portano rancore". La rappresaglia causò un'ondata di proteste entro la chiesa metodista in Australia e altrove. Lo stesso Brown sembra sia stato tormentato negli ultimi anni di vita dalla responsabilità che pesava su di lui per quella strage, ma un'indagine ufficiale delle autorità coloniali britanniche nel Pacifico lo scagionò dalle accuse di avere commesso reati. E nessuno finora ha pensato di presentare scuse a nome della chiesa metodista, o di richiederle.


4. Dici che impedire ai bambini di andare a scuola è segno peculiare della cultura Rom, citando molte altre popolazioni che hanno analoghe convinzioni (con il solito ricorso all’ipse dixit citando Parsons). Nessuno mette in dubbio che una popolazione possa avere una convinzione culturale, religiosa o altro, diversa da quella delle cosiddette società civilizzate occidentali. Solo che, pur nel rispetto della libertà altrui, se una pratica è risultata –dopo secoli di riflessioni ed evoluzioni sociali- comunemente ritenuta contraria alla dignità dell’essere umano ed al suo diritto di formarsi un’istruzione completa (che è uno dei presupposti fondamentali della libertà individuale e della democrazia), se –insomma- negando il diritto all’istruzione si nega un DIRITTO UMANO UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTO, i Rom possono anche comprendere che sarà il caso di modificare questa radicata tradizione, con buona pace dei !Kung, dei Tuareg e di Parsons.
Dici: “Non c'è nessuna violenza nel portare un bambino con sé nelle proprie attività quotidiane”. Sì, MA MANDARLO DA SOLO A PROCURARE I SOLDI PER I MIEI BISOGNI E’ CRIMINALE!
L'elemosina sarebbe “semplice socializzazione”? Esistono centinaia di altre forme di socializzazione più edificanti per i bambini Rom e, soprattutto, loro hanno il diritto –attraverso l’istruzione scolastica e il confronto con una cultura non Rom- di sapere che queste forme alternative esistono e di scegliere LIBERAMENTE se vogliono praticare quelle o l’elemosina.
Dici: “Il paragone con i bambini indiani che cuciono i palloni della Nike non vale per due motivi. Il primo è che in India esiste un sistema scolastico, e quindi si tratta di un tipo di società che ha all'interno un sistema formativo complesso e rispondente ai suoi modelli latenti. Il secondo motivo è che cucire palloni per una multinazionale comporta non la partecipazione alle attività economiche e sociali della propria comunità, ma lo sfruttamento delle risorse di una comunità da parte di un sistema economico altro (la multinazionale, appunto).”
Il sistema scolastico indiano, proprio perchè “complesso e rispondente ai suoi modelli latenti”, risente della drammatica divisione in caste della popolazione del subcontinente. Scusami se mi adatto al tuo “costume citatorio” ma ho avuto modo di recente di fare un’esauriente chiacchierata sulla cultura, la società, l’istruzione e molti altri aspetti dell’India contemporanea con Bapsi Sidhwa, la scrittrice pakistana vincitrice del Premio Mondello 2007. Proprio parlando con lei ho capito che gran parte dei bambini indiani non può accedere a quel sistema formativo che citi: dunque, hai involontariamente evocato un esempio che dimostra come bambini defraudati del diritto all’istruzione, finiscono nelle grinfie di un sistema che li sfrutta senza che neppure ne siano consapevoli.
Sul secondo punto, proprio l’istruzione rende consapevoli che la multinazionale sfrutta risorse (umane e materiali) di una comunità, senza renderla partecipe degli utili e che esistono società dove, invece, i diritti dei lavoratori sono garantiti assieme ad una maggiore equità sociale e soprattutto, AL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE.
Gandhi, lo dici tu stesso, scelse di non mandare i figli a scuola proprio perchè questa era controllata dagli Inglesi. Le scuole italiane, per quanto se ne dica male, hanno una categoria di insegnanti preparati, volenterosi e soprattutto rispettosi dell’etica e della deontologia (le eccezioni non possono far testo, come tu dici dei Rom): pur con gli indirizzi culturali che ne conformano l’identità individuale, non insegnerebbero mai a dei bambini i principi della divisione culturale o razziale. Proprio perchè hai insegnato, dovresti conoscere le caratteristiche medie dei tuoi colleghi. Che poi, nelle scuole con alunni Rom, si verifichino episodi di razzismo, è un fatto innegabile, che non può, però, giustificare nella società contemporanea, la scelta di non mandare i figli a scuola: può, piuttosto, stimolare un genitore Rom a combattere con determinazione per il diritto all’uguaglianza e all’istruzione del proprio figlio.
Devo dire altro per convincerti? Strano: pensavo che le battaglie per affermare il diritto all’istruzione fossero finite da qualche decennio!
Anch’io posso ritenere che tenere mio figlio in classe per cinque ore è meno utile che fargli fare molte più attività all’aperto e “sul campo”, in tutte le discipline. Non per questo gli impedisco di farsi un’istruzione “convenzionale”, per poi scegliere, all’Università (se ci vorrà andare) un metodo più “personalizzato” per compiere la sua formazione.
Come vedi, il mio punto di vista ha pari dignità con quello dei Rom, ma almeno io non mortifico le aspirazioni di istruzione dei miei figli!

5. Non risulta nemmeno a me che cacciare via la gente aiuti molto la convivenza, ma mi risulta che impedire episodi che creano problemi di convivenza aiuti molto la convivenza. Ribadisco (se vorrai, non per l’ultima volta: dipende da te, ormai), che il gesto di del Carmine non è affatto criminale, per chi non vuole scandalizzarsi aprioristicamente, ed HA PROPRIO A CHE FARE con la logica, con la legge, con la civiltà giuridica e con la democrazia, a meno di non voler utopisticamente sovvertire ogni criterio che, oggi, può assicurare una pacifica e dignitosa convivenza civile.

Loris Castriota Skanderbegh

Anonimo ha detto...

Come avrai notato, ci sono anche brani di frasi con citazioni sulle ricerche etnologiche sul cannibalismo che poi, per evitare il "furore citazionistico" o "citatorio", ho deciso di omettere. Lapsus freudiano.

Loris Castriota Skanderbegh

Anonimo ha detto...

Scusate un po' ci siamo spostati da un problema ad un'altro senza accorgevi....parliamo di sicurezza o immigrazione o meglio Fenomeni migratori?. Non me ne voglia Antonio e tanti altri che continuano a discutere sul problema immigrati e rom che sono di sicuro interesse, ma il problema è un 'altro ed è legato alla criminalità ed illegalità diffusa che nuoce alla salute di un economia del territorio.

Foggia ha le caratteristiche di una città di tipo mafioso, questo è il vero problema e il dibattito che si deve affrontare.

La sicurezza per i cittadini , ma anche per tutti gli imprenditori "nostrani" che sono stati vittime di atti criminosi, di amministratori come Lino che hanno cercato di mettersi di traverso al problema, di sindacalisti che denunciano le illegalità nel mondo nel mondo del lavoro, di giornalisti che fanno il loro mestiere e che esposti nel dichiarare o far conoscere determinate problematiche.....e dinamiche sullo stato di intrecci tra politica e mafia, tra istituzioni e imprese.

scusate ma avete capito qual'è il problema?

Concludo citando una frase che mi è rimasta in mente e non la dimenticherò mai....." quel che mi preoccupa è ii pericolosissimo abbassamento della guardia",il comportarsi, ancora una volta erroneamente come se la mafia sia stata definitivamente debellata"
Giovanni falcone

Una domanda perchè il problema Mafia, criminalità e diffusione della cultura della illegalità è scomparsa dall'agenda politica del Paese? questo è quello che ci dobbiamo chiedere e ed è per questo motivo che non bisogna abbassare la guardia.

Beppe di Brisco

Anonimo ha detto...

RISPONDO PER LA CRIMINALITA' STRANIERA......

fuorviante è la posizione di coloro che ritengono siA in corso una "etnicizzazione" dei mercati illegali,nazionali e territoriali.

A riguardo non si può evidenziare che spesso si parla con estrema leggerezza di mafie straniere per indicare gruppi criminali che possono essere certo pericolosi,ma che non presentano affatto i caratteri tipici del fenomeno mafioso.

Si deve piuttosto osservare che il coinvolgimento di gruppi criminali stranieri riguarda sopratutto" i nuovi mercati illeciti" come quello della prostituzione, del traffico di esseri umani.

Insomma,il quadro ci porta a vedere che non c'è un cambio di mano tra la mafia e gruppi di criminali stranieri.

Tutto questo vale anche per il mercato delle droghe.

Per quel che è dato sapere e che si assiste a una situazione di complementarietà tra gruppi italiani e stranieri, in un mercato con forme destrutturate.

L'allarme sulla criminalità straniera non deve diventare un alibi per non affrontare in modo adeguato il ben più preoccupante problema DELLE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE, CHE LUNGI DAL RIDIMENSIONARE IL LORO PESO NELL'ECONOMIA - RAPPRESENTANDO UN VERO E PROPRIO PESO PER LO SVILUPPO DELLA CAPITANATA.

Beppe di Brisco

Anonimo ha detto...

1. Scrivo Rom in maiuscolo ed ebrei in minuscolo non perché riconosca ai Rom una dignità maggiore che agli ebrei, ma per il più semplice motivo che Rom può essere sia sostantivo che aggettivo. Uso la maiuscola quando è sostantivo e la minuscola quando è aggettivo. Dico "i Rom", ma anche "la cultura rom". Puoi controllare. Mi secca un po' questa tua volontà di attribuirmi sempre e comunque le peggiori intenzioni. Ma tant'è.
Continui ad usare apertamente la logica tipica del pregiudizio. Dici che in molti casi dei Rom sono stati fermati dopo i furti in appartamento. Non ho sostenuto il contrario. Non ho mai negato che i Rom qualche volta si rendano colpevoli di reati. Come molti italiani, del resto. Quello che è inaccettabile è il ragionamento che, dal momento che ALCUNI Rom rubano, allora TUTTI i Rom sono ladri, e quindi se si cerca un ladro bisogna andare al campo rom. Questa deduzione non ha nulla a che vedere con la nostra civiltà giuridica. Ripeto: la responsabilità penale, in Italia, è sempre e solo personale. E' davvero sconcertante che ti risulti così difficile capire questa cosa. Se UN Rom viene arrestato per un reato, se DIECI Rom vengono arrestati per un reato, non per questo TUTTI i Rom sono colpevoli di quel reato. E' l'abc della legge. Dovresti saperlo. Permettimi - visto che ti piace andarci giù pesante con gli aggettivi - di definire delirante anche la tua estensione della responsabilità penale ad una intera comunità. Delirante e pericolosa.
Ragioniamo sul paradosso. A un certo punto vengono fuori dei tizi, i nazisti, che ce l'hanno con gli Ebrei e con i Rom (e, come ricordi, con gli omosessuali, con i disabili, ecc.). Il loro avercela con questi gruppi umani non è casuale, ma il risultato di una storia. Per secoli gli Ebrei e i Rom sono stati vittime di persecuzione. C'è una tradizione consolidata di violenze, di progrom, di persecuzione da parte della legge. C'è un prima di Auschwitz, ed è alla luce di questo prima che Auschwitz si spiega (per quanto possa spiegarsi una cosa come AUschwitz). Ora, dopo Auschwitz si è fatto in modo di far scomparire tutto ciò che costituiva il prima di Auschwitz, e che in un modo o nell'altro ha portato ad Auschwitz. La propaganda antisetima, le assurde teorie sulla razza, le caricature, i deliri sui savi di Sion, l'accusa di deicidio, la pratica del ghetto, eccetera. Tutto ciò è scomparso. Oggi gli Ebrei non hanno motivo, per fortuna, di temere una seconda Auschwitz. Tutto questo non è assolutamente avvenuto per i Rom. Ciò che si pensa oggi dei Rom è esattamente ciò che dei Rom si pensava prima di Auschwitz. Ciò che si fa oggi ai Rom è la stessa cosa che si faceva ai Rom prima di Auschwitz. Esattamente ciò che ha portato ad Auschwitz. Così come per gli Ebrei i campi di sterminio sono stati preparati dai progrom (tra tutti quello di Kishinev, che ha ispirato a Bialik "Nella città del massacro"), per i Rom i campi di sterminio sono stati preparati dai bandi. Ora, i progrom sono scomparsi, i bandi no - come dimostra il gesto criminale di Del Carmine.

2. Ricapitoliamo. Del Carmine ha bandito TUTTI i Rom di quel campo. Tu, difendendolo, dici che ALCUNI in quel campo si sono resi responsabili di atti delinquenziali. Con ogni evidenza, questo non c'entra assolutamente niente, perché ciò che alcuni fanno non può riguardare tutti. Per questo dico che stai applicando un princìpio strano, che è quello della responsabilità collettiva (o etnica). Un principio che non esiste nella nostra democrazia. Ma tu precisi (e ribadisci) che la colpa degli altri non consiste nell'essere corresponsabili dei reati di alcuni, ma nel non denunciare i colpevoli, nel non dissociarsi. Anche questo, mi spiace doverlo ripetere, è un principio che nel nostro sistema giuridico non esiste. Non c'è alcun dovere di denunciare. Non considerare ora la mia una difesa dell'omertà. Isolare i delinquenti è un gesto apprezzabile: ma nessuno può essere punito se non lo fa. Qui stiamo parlando di un atto punitivo nei confronti di una comunità, ed io non ho ancora capito come cazzo di giustifica. Dire che i Rom sono stati cacciati perché non hanno denunciato quelli tra di loro che delinquevano - spero che non sia questa una argomentazione di Del Carmine - significa affermare un principio che poi bisognerà applicare anche agli italiani (la legge non può operare discriminazioni). Ed allora che bisognerà fare a quella brava gente napoletana che arriva ad aggredire le forze dell'ordine, quando in certi quartieri di Napoli procedono ad un arresto?

3. Mi spiace che tu senta il bisogno di attaccarmi personalmente in modo così antipatico. Preferirei che ti concentrassi sugli argomenti, perché non ho tempo da perdere con i tuoi complimenti per il senso civico e stronzate varie. La questione è semplice: può esistene un obbligo morale di denunciare chi compie un reato, e sicuramente l'omertà è una cosa disdicevole, ma non esiste alcun OBBLIGO GIURIDICO di farlo, tranne i cari che citi. Noi stiamo discutendo del bando nei confronti di una comunità. Stiamo cercando di capire quali ne sono le ragioni. Tu dici che sono stati cacciati perché ALCUNI di loro erano delinquenti, e gli altri non li hanno denunciati. Ma la mancata osservanza di un obbligo morale non può essere punita, tanto meno con un provvedimento grave come il bando.
Se ho precisato che nel caso di Mailat è stata una donna rom a denunciare l'assassino, non è stato per fare il gioco puerile dei buoni e dei cattivi, ma per farti notare che nemmeno la denuncia da parte dei Rom stessi serve, in Italia, ad evitare il bando. I Rom sono sempre colpevoli in solido, anche quando denunciano. Questo dimostra il caso di Mailat.
Il resto mi sembra razzismo allo stato puro. Né ho capito molto il copia-incolla sul canibalismo. Se può interessarti, casi di cannibalismo si sono verificati presso popoli civilissimi come i tedeschi, i giapponesi e gli americani. Da noi, si ebbero episodi di cannibalismo durante le rivolte anti-unitarie.

4. Partiamo dal "solito ricorso all'ipse dixit". Mi prende sempre un certo sconforto quando qualcuno reagisce così ad una citazione o a un riferimento. E' come se la cultura non valesse niente. Sono esistiti ed esistono uomini che hanno dedicato la loro vita a studiare e comprendere la società nostra e quella degli altri. Io però non posso tener conto di quello che hanno detto, perché altrimenti mi si accusa di furore citazionistico o di ricorrere all'ipse dixit. Quest'ultima cosa è buffa: Parsons è un funzionalista, io sono un anarchico. Difficile che un anarchico possa ricorrere all'"ipse dixit" di un funzionalista.
Per capire la società e le culture non basta il buon senso. Occorre studiare. Occorre qualche nozione di antropologia. Non troppe nozioni: almeno qualcosa. Quel qualcosa che ti consentirebbe di evitare svarioni come quello con cui dai inizio al tuo ragionamento. Uno svarione col quale un mio alunno di terza rimedierebbe un quattro. Non esiste alcun universale riconoscimento di alcunché, quando si tratta di culture. Il tuo modo di vedere è viziato dall'etnocentrismo, che è appunto l'atteggiamento che un mio studente del corso di antropologia impara a superare in genere verso il secondo mese di lezione. L'istruzione - quel tipo di istruzione che si trasmette a scuola - è una realtà legata all'industrializzazione ed allo stato moderno. In altri contesti, per altre culture, non ha né valore né senso. Dire che esiste un diritto, per gli appartenenti a queste culture, di andare a scuola significa affermare che esiste un diritto di rinnegare la propria cultura, le proprie tradizioni, il proprio stile di vita - e che è un dovere per la comunità farlo. Assurdo.
Certo, i bambini rom hanno il diritto che esistono anche altri modi di vivere. Immagino che questo diritto tu voglia riconoscerlo anche ai nostri bambini. E quindi, se è obbligatorio che i Rom mandino i loro figli nelle scuole degli italiani, immagino che sia anche obbligatorio per gli italiani mandare i loro figli a chiedere l'elemosina, per vedere come si sta; oppure a caccia o (se sono bambine) a raccogliere i frutti spontanei. Sarebbe uno scambio interessante.
Ripeto: quei rom che vogliono mandare i figli a scuola, fanno bene a farlo. Sono persone che hanno scelto la via dell'integrazione. Nel giro di qualche generazione, non saranno più rom. A Foggia abbiamo famiglie di questo genere. Ma gli altri non hanno alcun dovere di annullarsi come etnia attraverso lo strumento della scuola italiana.
Se i bambini indiani o pakistani non posson accedere alla scuola. è un male. E' bene che vi possano accedere. Ma questo che c'entra con quello che dicevo? Forse mi dovresti leggere con maggiore attenzione. Ripeto il concetto: se una società ha una scuola, è bene che i bambini di quella società li frequentino (come docente, sono molto fiscale nel far rispettare l'obbligo scolastico, che adesso dura fino a 16 anni). Se una etnia non ha una scuola, allora non ha alcun obbligo di far frequentare ai propri figli la scuola di un'ALTRA comunità, con l'inevitabile effetto di smarrire la propria cultura.
Io non dico che la scuola italiana non è adatta ai bimbi rom perché si verificano episodi di razzismo. Si verificano, ed anche molto spesso, ma non è questo il punto. In molte scuole vi sono programmi per l'accoglienza del diverso e progetti multiculturali. Tutte cose encomiabili, ma che non cambiano la sostanza. La sostanza è che io, mandando a scuola il mio ipotetico figlio, so che lì sarà formato e messo in grado di vivere nella società di cui faccio parte. C'è una continuità tra ciò che mio figlio impara a casa e ciò che impara a scuola, tra socializzazione primaria e socializzazione secondaria. Questo è molto importante: al punto che certe famiglie cattoliche protestano perché ciò che i figli trovano a scuola non è proprio identico a ciò che hanno ricevuto in famiglia. E rivendicano il diritto di avere una scuola che rifletta non la società , ma la famiglia di partenza degli studenti. Nel caso dei Rom, invece, si tratta di mandare i figli in una scuola che non ha nulla a che vedere con la famiglia di partenza, con la sua cultura e le sue tradizioni. Anzi, una scuola che, nonostante le migliori intenzioni, rappresenta una negazione di quella cultura e di quel modo di vivere. Per un bambino rom frequentare una scuola italiana vuol dire inevitabilmente entrare in contrasto con la propria cultura e con la propria famiglia. Cambiare modo di vivere. Smettere di essere rom e diventare italiano. Nessuno ha il diritto di chiedere questo a una etnia.

5. Io non ho ancora capito, alla fine della fiera, come si giustifica il gesto (criminale) di Del Carmine. Tutte le tue argomentazioni (non parliamo di quelle di Del Carmine...) sono fragili e soprattutto hanno pochissimo a vedere con quella legalità di cui parlavi. Comprendo che il modo migliore per risolvere un problema è farlo semplicemente sparire. Ma non si può pretendere che questa scelta abbia anche una sua logica, una sua eticità, una sua "legalità". E' semplicemente un gesto rozzo, che rivela una vista corta e l'incapacità di andare alla radice dei problemi. E che si inserisce in una lunga, dolorosa tradizione. Una tradizione che, dopo Auschwitz, qualcuno deve avere il coraggio si spezzare. Se mi accanisco contro Del Carmine è proprio perché lui, a differenza di altri, questo coraggio potrebbe trovarlo.

Anonimo ha detto...

Caro sign.Antonio,sinceramente mi hai un pochino stancato,sai in questo periodo sono abbastanza esausto,scusami probabilmente in un momento diverso sarei stato piu' tollerante,ma invece di accanirti come dici tu verso la mia persona sul blog,ti rinnovo l'invito che non credo arrivi in ritardo,oppure devo pensare che sei una persona che non vuole confrontarsi di persona un po' come chi in questo periodo invia lettere senza firmarsi o affrontarmi.Nel caso non avessi l'indirizzo piazza giovanni xxiii affianco alla chiesa di san paolo 2 piano.ti aspetto ho anche la macchinetta del caffè,thè non la cammomilla se sei nervoso.A presto spero Lino

Anonimo ha detto...

Vedi, caro signor Del Carmine, io non devo chiederti alcun favore particolare, né ho voglia di fare amicizia. Sono un cittadino che vuole capire perché hai fatto una cosa che gli sembra inaccettabile. Tutto qui. Ora, posso venire a parlarne con te di persona. Non c'è problema, ma non credo che sarà una cosa molto produttiva. Se avessi delle ragioni, le avresti esposte qui, con la chiarezza e l'essenzialità di chi sa perché ha fatto quello che ha fatto. Di persona puoi aggiungere l'offerta di una camomilla, qualche studiata mossa prossemica ed una pacca sulla spalla. Francamente, non so che farmene. Soprattutto, se vengo a parlarne di persona, quello che diciamo resta tra noi, mentre per me è fondamentale che un amministratore spieghi pubblicamente le sue scelte. La questione che sollevo è politica. Riguarda la polis, la città. Non è una questione tra me e te, che si possa risolvere a quattr'occhi.
Il tuo paragonarmi a chi ti manda lettere di minacce lascia senza parole. Devi essere davvero molto stanco, per dire sciocchezze del genere. Abbi cura di te.

Anonimo ha detto...

ok antonio vigilante, ma finirà un giorno questa polemica o andrà avanti in eterno?

Anonimo ha detto...

Esordisco dando piena ragione a Beppe, quando dice che ci siamo spostati da un problema all’altro. Lo dicevo nel mio secondo intervento, quando ricordavo che questo dovrebbe essere essenzialmente uno spazio di solidarietà a del Carmine e Pernice e, come giustamente rileva Beppe, eventualmente di discussione sulla sicurezza/legalità.
Sulle vicende della legalità, ritengo che proprio del Carmine abbia varato diverse iniziative importanti, pubblicamente riconosciute come valide (da me compreso) tranne che da Antonio, il quale si è concentrato sulla vicenda dei Rom e del campo sgomberato ed ha cominciato una polemica nella quale penso che non mi tratterrò ancora a lungo, essendomi reso conto, ormai, che Antonio controbatte per il solo amore di polemica, non per confrontare davvero le proprie opinioni con quelle altrui: è così convinto di aver ragione, che non prenderebbe mai in considerazione neanche lontanamente l’ipotesi di aver torto; lui è uno che, al limite, si rende conto da solo di aver sbagliato, se glielo dicono gli altri -anche se obiettivamente è in errore- si farebbe tagliare a pezzi pur di non ammetterlo.
Assicuro Beppe che, se ci saranno occasioni, non mancherò di far sentire la mia voce anche sulla questione criminalità e, in particolare, criminalità organizzata: peraltro, lo faccio già da tempo nelle testate con le quali mi trovo a lavorare. Anche nella sterile schermaglia di questo spazio (me ne scuso con Sandro e con quanti si trovano a leggere) ho più volte richiamato la dignità e la fondamentale importanza della diffusione della cultura della legalità.
In questo argomento, il discorso è stato sempre spostato da Antonio non verso i contributi articolati ideati da del Carmine a Foggia, ma unicamente verso lo sgombero del campo nomadi.
Assicuro, inoltre, Beppe che è lontana da me l’idea che la criminalità possa essere legata ad una cultura o ad un gruppo etnico: piuttosto, a delinquere, sono più facilmente quanti vivono nel degrado, per cercare di raggiungere almeno condizioni economiche di sopravvivenza.

Passiamo ad Antonio...
Continuiamo ad usare i “numeretti”? Va bene, continuo ad adeguarmi.

1. La faccenda maiuscolo/minuscolo, per come la poni, è un puro esercizio di dialettica.
La grammatica italiana prevede che i nomi di popoli e nazionalità si scrivano in maiuscolo (anche se qualcuno, come i manuali di scrittura corretta dei grandi giornali –“Il Sole-24 ore” e “Il Corriere della sera”-, lasciano libera scelta o consigliano, addirittura, la minuscola per i popoli). La regola che vale per i Rom (differenza tra aggettivo e sostantivo) dovresti farla valere anche per gli Ebrei. Ma non lo fai. Controlla.
Continui ad attribuirmi la logica per la quale se QUALCUNO ruba, TUTTI rubano. Avevo più volte, esplicitamente, scritto che è lontanissima dal mio modo di pensare. Ma anche qui cerchi di applicare l’esercizio dialettico di attribuirmi un pensiero palesemente aberrante per far risultare sbagliata ogni mia altra affermazione. Non so se il gioco ti riesca con gli altri, ma insegno comunicazione da troppo tempo per cascarci io. Quindi, ti prego, cambia strategia, almeno con me.
Ribadisco, anche se per chi comprende bene l’Italiano non dovrebbe essere necessario, che non dico di criminalizzare tutti i Rom: vorrei solo che fossero più efficienti nell’emarginare coloro, tra loro, che delinquono.
Che la responsabilità penale sia personale mi è chiaro da tempo immemore: non foss’altro che per aver superato l’esame di Stato da giornalista professionista che prevede lo studio del Diritto penale. E dalle parole dei miei interventi precedenti risulta palese questa mia competenza: com’è che non te ne sei accorto? Oppure vuoi continuare a portare avanti tue affermazioni senza basarti sulla realtà ma solo su una tua visione della realtà che modelli nei modi che più ti fanno comodo e che possono farti avere ragione in un confronto?
Anche se ti fa accapponare la pelle, ribadisco l’aggettivo “delirante” per questa tua ossessione di voler anche solo accostare le idee e le azioni dell’Assessore del Carmine alla filosofia nazista che portò a pogrom e campi di concentramento: torna nella realtà, ridimensionati; le crociate sono finite nel Medio Evo.
Nonostante Abu Grahib, Guantanamo, Ghaza e i laogai cinesi; nonostante il Darfour; nonostante i problemi in Pakistan, Nigeria, Russia, Birmania, Thailandia, Palestina e così via, - che dimostrano come si debba mantenere sempre acceso il dibattito internazionale sul rispetto sui diritti umani- ho fiducia nella maturità delle società moderne almeno perché non permettano il ripetersi di stermini di massa come quello perpetrato dai nazisti. Altrimenti mi dimetto dal genere.
Quindi, come tu dici, gli Ebrei, oggi, non hanno motivo di temere di nuovo i campi di concentramento ma, allo stesso modo, dico io, non ce l’hanno i Rom.
(Bialik... di nuovo il “furore citazionista”).
2. Ricapitolo. Quando ho fatto l’esempio del campo di Via San Severo, tu dov’eri? In quel caso, il campo era stato affidato a TUTTI. I danni fatti alle strutture sono responsabilità di TUTTI.
Quanto allo sgombero di Arpinova, valgano le stesse considerazioni di del Carmine, sui danni fatti a servizi e docce (la storia si ripete com’era avvenuto al campo di Via San Severo) dopo 20 giorni dall’insediamento oltre alle centinaia di migliaia di euro pagati dal Comune per ottenere in cambio un comportamento del genere.
La presentazione da parte del Comune del progetto del nuovo campo su Via Castiglione –riproponendo un vecchio progetto stilato dall’Arch. Rosania per l’Opera Nomadi-, sempre che venga finanziato dalla Regione Puglia, sarà un’iniziativa innovativa, con la previsione di assunzione degli stessi nomadi da parte della ditta appaltatrice, in modo che i Rom siano artefici del loro stesso insediamento. Tutte attività che dimostrano quanto sia lontano del Carmine –e quanto lo stesso Comune- da idee razziste o di repressione.
Poi, insisto: ma dove leggi la mia affermazione del principio di una corresponsabilità etnica, dati tutti i distinguo che ho inserito? Ma stai leggendo i miei interventi? O rispondi a qualcun altro, per errore, su questo spazio?
E, mi dispiace dovermi ripetere, non ho mai affermato che esista un obbligo a denunciare. Sono costretto a citarmi di nuovo (Aiuto: anch’io mi sto pericolosamente metamorfizzando in un “citazionista”!):
« La legge italiana, in generale, non obbliga il comune cittadino a denunciare, tranne che nei casi previsti dall’ art. 364 C.P. e 333 C.P.P. e da singole norme di leggi penali. Ma non mi dire che tu fai qualcosa solo se l’omissione è punita dalla legge! Non senti come OBBLIGO MORALE quello di denunciare un cittadino che vedi commettere un reato, o sai per certo che lo abbia commesso? O sei uno di quelli del “vivi e lascia morire”? Complimenti per il senso civico! Sono proprio questi i principi che favoriscono il diffondersi della pseudo-cultura dell’illegalità, che lasciano che la mentalità criminale alligni nel senso comune, perchè “cosa me ne frega di denunciare quello”, perchè “mi faccio i fatti miei”, perchè “basta che non danneggi me”! Complimenti davvero! Edificante! Così è per te e così deve essere per i Rom?»

Perchè erano arrivati lì e bivaccavano senza servizi igienici: fecero proposta al campo che abbiamo attrezzato (Arpinova) non siamo altra etnia
Nuovo campo dovrebbe se viene finanziato da regione su Via Castiglione e innovativo perchè impresa assume e loro costruiscono, Progetto che già allora presentò l’opera nomadi.
Quanto alla frase “Qui stiamo parlando di un atto punitivo nei confronti di una comunità, ed io non ho ancora capito come cazzo di giustifica”, mi complimento per la finezza.
Poi, non ho mai detto che “i Rom sono stati cacciati perché non hanno denunciato quelli tra di loro che delinquevano”, né che questo sia stato il criterio di del Carmine. Ho detto che per migliorare la convivenza tra i Foggiani e la comunità Rom, un atto di buona volontà come l’emarginazione almeno “morale” dei delinquenti sarebbe davvero opportuno.
L’HAI CAPITO, ORA, O DOVRO’ RIPETERLO ALL’INFINITO NEI PROSSIMI INTERVENTI?
3. Ti “attacco”, “personalmente”, “in modo così antipatico”? Mi sembra di rispondere punto su punto alle tue affermazioni e che tu usi un surrettizio attacco del tipo di quello che ho già evidenziato: attribuirmi affermazioni –o forzare il senso delle mie affermazioni- secondo criteri che finiscono per dare ragione a te.
Sono molto concentrato sugli argomenti, come vedi, dato che ti rispondo punto su punto.
Inoltre, ancora complimenti per la finezza della frase “... non ho tempo da perdere con i tuoi complimenti per il senso civico e stronzate varie”. Anche io non avrei tempo da perdere, ma vedere

Poi, PERCHE’ INSISTI CON IL RICORDARMI CHE NON ESISTE OBBLIGO GIURIDICO ALLA DENUNCIA (è, tra l’altro, sbagliato: su alcune cose e per alcune categorie di persone, esiste), QUANDO L’HO GIA’ AFFERMATO IO STESSO NEL MIO INTERVENTO?
Ma leggi quello che scrivo io o rispondi solo per il gusto di vedere quello che hai scritto tu?
Sul “bando” di un’intera comunità, le ragioni sono state esposte più volte: se non riesci a capire che le persone devono adattarsi alle regole del vivere civile (come può essere quella che ti impone di rispettare la struttura in cui sei ospitato, soprattutto se a pagare –soldi, intendo- per i danni che fai non sei tu, ma un’altra comunità nel suo complesso).
Se non le vuoi capire o, pur capendole benissimo come credo, non le vuoi accettare perchè sei pronto a gridare preconcettualmente al razzismo e alla presunta pulizia etnica, allora è un tuo problema di mania ossessivo-compulsiva, non un pericolo per la democrazia nelle istituzioni foggiane.
L’esempio del cannibalismo che volevo farti era: pensi che se il cannibalismo era stato segno tipico di alcune culture come quelle che c’erano nei “copia-incolla” sarebbe giustificabile anche oggi, quando le società moderne sono ampiamente contrarie ai suoi “valori”? Spero di no. Allora, perchè mai giustificare un principio “culturale” come quello dei !Kung, dei Tuareg e dei Rom, per il quale si nega l’istruzione convenzionale ai propri bambini? Era semplice, bastava ragionarci.
Conosco i casi di cannibalismo della cronaca recente (non hai letto la citazione su Adzovic?) come quelli della rivolta anti-garibaldina (conosco, nella fattispecie, il nefasto banchetto avvenuto a Vieste, nei pressi della cosiddetta Piazza del Fosso; tanto per dimostrarti che non sto millantando conoscenze storiche che non ho).

4. La cultura vale tantissimo. Infarcire “ogni” nostro scritto di citazioni è improponibile. Chi è sicuro della solidità propria formazione, può lasciar intendere benissimo nei propri interventi a quali teorie si aggancia: citare autori e testi, soprattutto nel modo in cui lo fai tu, sa davvero di lezioncina.
E poi, quando dici «Parsons è un funzionalista, io sono un anarchico. Difficile che un anarchico possa ricorrere all'"ipse dixit" di un funzionalista», stai mettendo tu stesso in rilievo una tua incongruenza: mica ti ho attribuito io la citazione di un modello di pensiero lontano dal tuo.
Vedi, quando dici “Occorre qualche nozione di antropologia. Non troppe nozioni: almeno qualcosa. Quel qualcosa che ti consentirebbe di evitare svarioni come quello con cui dai inizio al tuo ragionamento. Uno svarione col quale un mio alunno di terza rimedierebbe un quattro”, stai di nuovo mettendo in luce il tuo spirito di “maestrino”.
Non accetteresti mai di avere qualcuno che può parlare con te avendo più o meno lo stesso grado di preparazione. Ti senti così superiore, credi che la tua preparazione sia così infinitamente migliore –per quantità e qualità- a quella dei tuoi interlocutori, che tu stesso assumi un atteggiamento che non si può che definire RAZZISMO CULTURALE.
Gli altri non possono arrivare a quello che tu pensi o sai. Sono troppo inferiori. Diamogli un bel “quattro” e liquidiamo le loro farneticazioni.
Evviva il confronto delle idee!
Non ho particolari simpatie per l’etnocentrismo: sono solo pragmatico e penso che si possano tranquillamente accettare le diversità culturali. Ma quando queste producono FATTI CONCRETI, non teorie o confronti di idee, che conducono a problemi igienici, di ordine pubblico, di convivenza civile, qualche cosa bisogna farla. Allora, lungi dai “bandi” cui subito gridi scandalizzato, o dalle opposizioni di principio ad una comunità o ad un’altra, si cercano le mediazioni possibili e, in mancanza, si assumono anche provvedimenti che possono essere antipatici come lo sgombero, ma che rispondono anche all’atteggiamento di una comunità che non vuole adeguarsi ad alcune regole che –per quanto etnocentriche- regolano la convivenza del territorio in cui si è stanziata.
Non penso che si debbano imporre alla comunità Rom modi di ragionare, filosofie o credenze religiose: penso che si possa pretendere che si adeguino per lo meno alle regole di convivenza sociale, di igiene e di ordine pubblico che caratterizzano il territorio in cui vivono.
Informare i nostri bambini su quali sono le usanze dei Rom non comporta mandarli ad elemosinare ai semafori invece di andare a scuola: applicheremmo un principio che –nell’ampio ed articolato dibattito mondiale sui diritti umani imprescindibili, condotto da persone molto migliori di me o di te- ha portato alla determinazione che si tratta di una violazione intollerabile nei confronti dei più piccoli.
Mandare i figli a scuola, dare loro l’opportunità di vedere che esistono altri modi di intendere la cultura, la vita quotidiana e la convivenza civile, poi lasciarli liberi di scegliere a quali adeguarsi, non è una violazione, ma un principio di libertà. O preferisci i tempi in cui Re e Imperatori lasciavano i sudditi nell’ignoranza perché non capissero che c’erano altri modi (magari migliori) di vivere e non si ribellassero?
Per conciliare l’identità Rom con i diritti dei più piccoli all’istruzione, bastano proprio quei piani di multicultura che hai citato, per evitare che la cultura Rom scompaia.
La mia famiglia è di origine albanese ed approvo le tante iniziative dei paesi “Arbëreshë” del Centro-Sud Italia per insegnare nelle scuole di base gli elementi della cultura albanese. Perchè non si potrebbe fare per i Rom?

5. Se non accetti le motivazioni degli altri, come non accetti il confronto per razzismo culturale pensando di essere in diritto di dare giudizi sulla preparazione (paragonandoli ai tuoi alunni) o sulle “capacità visive” o addirittura attribuendo loro patenti da aguzzino, è segno di un’enorme intolleranza, per tutto quello che è diverso dal tuo modo di essere e di pensare. E, permettimi, è davvero debole l’argomentazione che “Se mi accanisco contro Del Carmine è proprio perché lui, a differenza di altri, questo coraggio potrebbe trovarlo”. Se sei tu giudice unico delle azioni o delle potenzialità altrui, allora non mi resta che darti ragione: perchè perdo tempo a confrontare le mie argomentazioni con le tue?

Loris Castriota Skanderbegh

Anonimo ha detto...

Si u mast Loris,non rispndergli piu'a questo frustrato mentale,non dargli spago a questo professionino del "caiser",continuare credo sia inutle.Lui lo sa bene che insegna "so sol chiacchier mort"iess a femmn che è megg a cusi' s sfog nu poc.

Anonimo ha detto...

Una premessa

Mi spiace di doverla fare proprio con te, che da anni insegni comunicazione, ma a questo punto si rendono necessarie proprio due parole sulla comunicazione.
Affinché una discussione non degeneri in rissa sono necessarie alcune condizioni. Tra queste, due sono particolarlmente importanti. La prima è evitare gli attacchi personali. La seconda consiste in quella cosa non semplicissima da definire che è l'onestà intellettuale. Mi sembra che in una discussione essere onesti intellettualmente significhi assumersi la responsabilità di ciò che si è detto. Anche quando ciò che si è detto è risultato inconsistente.
In questa discussione sono venute a mancare queste due condizioni. Nel furore polemico sei arrivatoa darmi del maestrino, a discutere il mio senso civico, a dire che sono affetto da mania ossessivo-compulsiva, a ventilare un mio antisemitismo e ad accusarmi di razzismo culturale (per non dire che le cose più vistose). Credo sinceramente che si sia passato il segno. Altri hanno avuto la gentilezza di omaggiarmi delle seguenti carezze: individuo di questo spessore, provocatore, (Ciccarelli, che almeno ci mette la firma), povero uomo che dice cose raccapriccianti, scribacchino (un coraggioso anonimo), prevenuto e frustrato, "nu frchet che ten semb da dec" (Tonino Trinastic), che sono simile a chi invia lettere anonime di minacce a Del Carmine (il signor Del Carmine stesso), frustrato mentale, professorino del caiser che dovrebbe andare a donne (il coraggioso anonimo di prima, credo). Eccetera.
Non faccio la vittima, detesto il vittimismo. So di aver provocato. Ma era, la mia, una provocazione argomentata, che ha innescato un tiro incrociato di insulti, nel quale brilla l'infamante affermazione del signor Del Carmine.
L'onestà intellettuale. E' poco onesto accusare di aver travisato le proprie affermazioni, una volta che queste sono state smontate. E, oltre che poco onesto, è sfiancante: costrunge a un eterno ritorno sul già detto, a un citare e citarsi all'infinito. La cosa, in realtà, è piuttosto semplice. Tu fai una affermazione A. Io ti rispondo mostrandoci che dalla affermazione A discendono le conseguenze B e C. B e C sono cose che tu non hai detto: né io te le attribuisco. Ma il fatto che da A discendano conseguenze negative è un argomento contro A.

I Rom e gli ebrei

Non vedo cosa c'entri la dialettica. Si scrive Rom perché la parola rom può essere sia aggettivo che sostantivo. I nomi degli altri popoli si scrivono generalmente in minuscolo. Sono regole che possono non piacere, e che del resto non sono immutabili: ma non le ho create io. Visto che non ti fidi, devo citare il Segretariato Sociale della Rai: "Il termine 'Zingari' è improprio ed ha assunto, nel corso degli anni, una connotazione anche inconsciamente dispregiativa. Per questo si preferisce parlare di Rom o Sinti, scritto in maiuscolo, ad indicare, non tanto il singolo soggetto, quanto il popolo o l'etnia" (http://www.segretariatosociale.rai.it/atelier/altriluoghi/memorie/indice_memorie.html).
Ti suggerirei una maggiore prudenza, quando si tratta di accuse così pesanti, anche se solo ventilate. (Tra parentesi: singolare un antisemina che studia ebraico da sedici anni).

Emarginare

Ribadisci che i Rom dovrebbero emarginare coloro tra loro che delinquono. Non è il caso di farla troppo lunga: tu stesso hai detto che si tratta di un obbligo morale, non di un obbligo per legge. E quindi la mancata osservanza di questo obbligo può suscitare critica, ma in nessun modo giustificare un provvedimento punitivo - allo stesso modo in cui in Sicilia nessuno punisce gli italiani omertosi, né in genere a Napoli si prendono provvedimenti contro quelle persone che giungono a ostacolare l'operato delle forze dell'ordine per difendere i delinquenti.
Aggiungo due considerazioni. La prima è che un campo Rom è un luogo angusto, dove normalmente vi sono difficoltà di convivenza. Denunciare qualcuno significa esporsi alla vendetta della sua famiglia. E' questo timore che porta i siciliano ad essere omertosi. E se lo Stato è assente in Sicilia, qualcuno può seriamente pensare che voglia essere presente in un campo Rom per difendere coloro che denunciano. La seconda è che basta mettere piede in un campo rom per notare le distinzioni. Le famiglie che un osservatore esterno definirebbe "per bene" sono nettamente separate da quelle meno "per bene". Un rom che inviti un gagé a pranzo ha cura di metterlo in guardia dalle persone che farebbe meglio ad evitare, all'interno del campo.
Naturalmente tutto questo dall'esterno non si vede.

La responsabilità penale

Io sono sicurissimo di aver a che fare con una persona assolutamente preparata su tutto lo scibile. Non credo davvero che tu non sappia che in Italia la responsabilità penale è personale. Tra l'altro, non occorre aver fatto studi specifici di diritto. E' una cosa risaputa. Ma tante volte dimentichiamo anche le cose essenziali, nel bel mezzo della polemica. Si discute del bando ai Rom. Tu dici che molti sono delinquenti. E' una cosa che semplicemente non c'entra niente, perché riguarda i singoli, mentre qui stiamo parlando di un provvedimento contro una comunità.
Torniamo al discorso di prima: tu non hai parlato di "corresponsablità etnica". E' solo una conseguenza di quello che hai detto.
Non hai detto che la responsabilità di alcuni giustifica il bando? Mah. Io chiedo le ragioni del bando, tu rispondi che molti erano delinquenti. Che vorrà dire mai? Certo, discutendo poi ti accorgi di aver detto una sciocchezza e ripiegi sulla "convivenza". Ma questo non cambia le cose.
Proprio perché hai fatto studi di diritto, ti consiglio di non insistere su questo punto. Non ci fai una bella figura.

Ancora i Rom e gli ebrei

Dici che ebrei e Rom non corrono più alcun pericolo. Mi piacerebbe poter condividere il tuo ottimismo. Ma non è il caso, davvero. Sicuramente gli ebrei non corrono rischio, al di là delle violenze del conflitto con i palestinesi (violenze reciproche, ne converrai). La situazione dei Rom è diversa. Non è alle porte un nuovo porrajmos, certo. Ma ovunque i Rom sono vittime di violenze, di discriminazioni, di pregiudizio. Anche in Italia. Esistono documenti su queste persecuzioni. Evito di citarli, che poi ti piglia male.
Io dico che prima di prendere un provvedimento grave nei confronti di una etnia che è stata sterminata nei campi di concentramento bisognerebbe pensarci bene. Non mi sembra di chiedere chissà che.

Un nuovo argomento: l'igiene!

Finalmente un nuovo argomento. Che bello. Dunque è giusto bandire i Rom perché non tengono ordinato e pulito il campo. Ragioniamo:
a. Ogni comunità struttura il proprio ambiente secondo i propri criteri di igiene, di ordine e di decoro. Pensare che una comunità distrugga semplicemente il luogo in cui vive, significa attribuire ad una comunità una tendenza all'autodistruzione. In genere, le comunità fanno tutto ciò che è indispensabile alla sopravvivenza (ne riparleremo tra poco). Nessuna comunità, nemmeno quelle rom, rendono letteralmente invivibili i luoghi che abitano. Pensarla diversamente significa considerare i Rom stupidi, oltre che zozzi (sia chiaro; non ti attribuisco questi giudizi).
b. I criteri di ciò che è igienico e ciò che non lo è variano da cultura a cultura. Anche qui non eistono criteri universali. Per i giapponesi noi siamo degli orribili zozzoni, perché ci soffiamo il naso in pubblico. Anche i Rom avrebbero molto da ridire sul modo in cui, ad esempio, prepariamo i cibi. Perché non molti lo sanno, ma una delle distinzioni centrali della cultura dei Rom è quella tra il puro e l'impuro. I Rom sono ossessionati dalla purezza. Ciò non esclude che possano strutturare i loro spazi in un modo che a noi può sembrare inaccettabile. Ma è solo per pigrizia mentale.
c. Io e te sporchiamo molto più di un rom. Quale sia l'impatto sull'ambiente degli italiani è dimostrato da quello che sta succedendo in Campania in questi giorni. Gli italiani producono tonnellate e tonnellate di rifiuti, con conseguenze devastanti per l'ambiente. I rom no. Al contrario, sono esperti nell'arte del riciclo dei rifiuti. Ciò che sembra sporcizia da un certo punto di vista - un campo rom sembra sporco al confronto di un quartiere dei gagé (non uno napoletano, magari) - è pulizia da un altro punto di vista (quello dell'ambiente).
d. Chi lavora nel sociale, dovrebbe mostrare quella responsabilità che consiste nel sapere che i problemi, per quanto gravi siano, vanno sempre affrontati: mai spostati, né cancellati con un colpo di spugna. Davvero i Rom sono sporchi? E li cacci per questo? Bene: che farai quando gli italiani avranno atteggiamenti simili? Rifai per bene un giardino di periferia, ed ecco che gli italianissimi vandali teb lo distruggono. Che fai, deporti l'intero quartiere?

Arrivano i cannibali!

Chi l'avrebbe mai detto che in una discussione sui Rom si sarebbe giunti a parlare di cannibali (e sì, il razzista sono io). Scusami se mi sparo un po' le pose, come dicono i miei alunni: tu sarai un grande giornalista esperto in comunicazione, ma io sono un professore di scienze sociali (che sarebbero: sociologia, antropologia, psicologia, pedagogia ecc.). Non dire che ti metto le pagelle, se vuoi discutere con me con degli improvvisati e maldestri copia-incolla di materiale antropologico. Tu che diresti, se ti volessi dare lezioni di giornalismo con un copia-incolla?
I cannibali, dunque. Ovviamente devo parlarne senza citare nessun autore né alcun libro, altrimenti ti impressioni. Vediamo. Il cannibalismo esisteva presso alcuni popoli, come istituzione vera e propria, e si è verificato sporadicamente in epoche più recenti, in alcune situazioni più o meno gravi. Sia nel primo che nel secondo caso il cannibalismo è pienamente giustificabile. Nel caso di un popolo che abbia problemi alimentari, il cadavere di un uomo rappresenta una fonte di proteine che è un peccato sprecare. Paerliamo naturalmente di popoli che hanno problemi di sopravvivenza. Anche in società che considerano sacro e intangibile il cadavere, il cannibalismo può essere giustificato. In Russia si verificarono casi di cannibalismo durante una carestia. Alcuni contadini mangiarono i propri figli. La logica di quell'atto era la seguente: se non li mangiamo, moriremo tutti; se li mangiamo, noi genitori potremo sopravvivere e potremo fare altri figli. E' una logica che si ritrova anche nel mondo animale. Prova a lasciare una gatta a casa con i suoi tre mici per un mese senza cibo. Al ritorno i mici non li troverai.
Nel '71 un aereo cadde sulle Ande. I sopravvissuti mangiarono quelli che erano morti nell'impatto. Così si salvarono. Sulla "Civiltà Cattolica" un gesuita commentò che il gesto non era affatto moralmente condannabile.
V'è poi un terzo tipo di cannibalismo. Quello non culturale, né dettato da necessità, ma semplicemente folle e criminale. E' un cannibalismo che non c'entra niente col nostro discorso, proprio perché limitato a casi isolatissimi, che vengono perseguiti per legge (cosa che non impedisce in Giappone a un cannibale di restare libero e diventare famoso).
Che succederebbe se in Italia giungesse una etnia cannibale? E' chiaro che non ti riferisci ai Rom, e che fai fantascienza. Ma diamo per buona l'ipotesi. Una eventuale etnia di cannibali in Italia andrebbe perseguita, per le seguenti ragioni:
a. in Italia esistono le condizioni per sopravvivere senza ricorrere al cannibalismo
b. in Italia la legge punisce il cannibalismo
c. il cannibalismo non è una istituzione centrale di nessuna etnia: anche l'ipotetica etnia cannibale potrà rinunciare al cannibalismo senza che la propria identità ne risulti stravolta.
Di questi tre argomenti, il primo è quello decisivo. L'argomento b sembra darti ragione: se bisogna rispettare la legge, allora ciò vale anche nel caso dell'obbligo di istruzione. Ma le leggi non sono tutti uguali. Vi sono divieti centrali ed irrinunciabili, altri che lo sono molto meno. Vi sono anche, in Italia, leggi che nessuno rispetta. Leggi fantasma, per così dire. La legge sull'0bbligo di istruzione è forse una di queste. Come saprai, in Italia oggi l'obbligo di istruzione giunge fino a sedici anni (diciotto se non si consegue una qualifica). Da docente, posso dire che quest'obbligo viene fatto rispettare poco e male. La legge prevede la denuncia per i genitori che non mandano i figli a scuola. Da quando insegno, non mi è mai capitato. So bene che puoi citarmi casi di denunce: ma credimi, sono una goccia nell'oceano.Questo vuol dire che tacitamente riconosciamo il diritto dei genitori italiani a non mandare i figli a scuola, almeno dopo una certa età (o almeno non ce la sentiamo di prendere i provvedimenti necessari). Perché è così difficile comprendere e giustificare l'evasione scolastica quando si tratta di rom?

I problema dei problemi

Ma tu, ne sono certo, non mi hai parlato di canibalismo giusto per mettere altra carne al fuoco, o per malcelato razzismo. Tu volevi porre il problema dei problemi: quello del relativismo. Cioè: dobbiamo giustificare qualsiasi comportamento, purché faccia parte del modo di essere di una etnia? Bella domanda. La mia risposta è no. Ma aggiungo subito che bisogna fare attenzione anche a non stigmatizzare qualsiasi comportamento, se non è in linea con la nostra cultura. Ci che ci è chiesto è uno sforzo particolare: dobbiamo assumere allo stesso tempo uno sguardoe tico ed emico, vedere le altre etnie al tempo stesso dall'interno e dall'esterno. Comprendere e giudicare. Non tutte le diversità sono sullo stesso piano. Il cannibalismo e l'infibulazione non sono come il velo o l'igiene "altervativa". Soprattutto è importante distinguere ciò che è essenziale di una cultura da ciò che non lo è. So bene che è una distinzione no facile, ma probabilmente è possibile rinunciare all'infibulazione senza che la propria identità culturale ne risulti menomata. Mandare invece i propri figli in una scuola in cui tutto ciò che si insegna è in contrasto con la propria cultura è un vero e proprio annullarsi. Cosa che nessuno ha il diritto di chiedere a una etnia.

Le sfumature

Certo, poi, esistono le sfumature. Da una parte per Rom si può intendere un gran numero di cose. Esistono i Rom rumeni, ma vi sono anche i Sinti, per dire. Alcuni di loro - i Sinti, dico - risiedono in Italia da centinaia di anni. C'è anche qualche famiglia a Foggia. E' chiaro che per loro non vi sono grossi problemi. E' possibile frequentare la scuola italiana senza grandi sacrifici. E diventare professori universitari, come Santino Spinelli. Dall'altra, la scuola stessa può essere altro da quello che è. In passato sono state sperimentate le classi speciali, così come sono stati fatti tentativi per formare insegnanti di etnia rom. Per quel che ne so, sono tentativi falliti. Da docente che ha avuto non pochi alunni rom, posso solo confermare l'assoluta non corrispondenza tra ciò che a scuola si chiede e si offre ed il modo di essere dei bambini rom. Per un bambino rom è inconcepibile restare cinque ore seduto a una sedia. E forse ha ragione.

La cultura

"Infarcire 'ogni' nostro scritto di citazioni è improponibile", dici. I'm perplexed, come disse Aleister Crowley prima di tirare le cuoia. La tua affermazione è molto buffa, considerato che viene da uno che risolve il problema con lunghi copia-incolla, e senza nemmeno citare la fonte. Ad ogni modo, è un problema tuo. Se ti impressiona Parsons, evita di discutere con me. Di problemi seri, esposti al pregiudizio, non si può discutere che in questo modo. Nessuno infarcisce niente. Le citazioni, quando ci sono, sono pienamente motivate. Bialik l'ho citato per benevolenza, diciamo: "Nella città del massacro" è un poema di straordinaria bellezza, e io sono per la diffusione del bello.

Antipatie etnocentriche

"...subito gridi scandalizzato, o dalle opposizioni di principio ad una comunità o ad un’altra, si cercano le mediazioni possibili e, in mancanza, si assumono anche provvedimenti che possono essere antipatici come lo sgombero, ma che rispondono anche all’atteggiamento di una comunità che non vuole adeguarsi ad alcune regole che –per quanto etnocentriche- regolano la convivenza del territorio in cui si è stanziata."
Adesso cacciare della gente diventa una cosa semplicemente "antipatica". Come sempre, il linguaggio è rivelatore. Se quelli cacciati fossero per te padri, fili, fratelli, useresti un linguaggio ben diverso. Per me sono padri, figli fratelli: e grido scandalizzato. Tu sei libero di continure a fregartene. Del resto non sono dei nostri.
Se la convivenza è un valore, allora il bando è un assurdo. C'è poco da discutere. Non si costruisce la convivenza cacciando la gente. Ma qualcosa mi dice che la convivenza è per te non diversa dalla legalità. Solo un alibi per mostrare i muscoli ai deboli.

Il tempo

Perché perdi tempo con me, ti chiedi. Non lo so. In genere, penso che ognuno faccia le cose perché ne trae qualche gratificazione, e smette di farle quando non lo gratificano più. In qualche altro caso, si fanno cose che non gratificano, ma che corrispondono ad un dovere. Io parlo con te e mi faccio insultare da te e dagli anonimi non perché mi faccia piacere. Perché è un dovere, dal mio punto di vista. Posso continuare a farlo all'infinito, se lo ritieni opportuno. Almeno fino a quando non mi avrai spiegato - senza magari ricorrere ai cannibali - come si giustifica quel bando.

Enrico Ciccarelli ha detto...

Le cose dette da Loris e da Vigilante mi sembrano interessanti; ho paura però che c'entrino poco con il merito della vicenda di cui si discute. Non parlo della solidarietà, visto che a quel che sembra siamo tutti d'accordo; parlo dello sgombero dell'accampamento di Segezia decisa dall'assessore Del Carmine, sgombero che Vigilante definisce criminale. Mi pare che questo punto di vista sia insostenibile, anche senza negare legittimità alle preoccupazioni di razzismo che Vigilante esprime. Il "campo" è stato sgomberato perché abusivo, non come "rappresaglia" a chissà quale azione penalmente rilevante attribuibile a questo o quel rom. Le leggi di questo Paese non permettono di erigere tendopoli o roulottopoli in luoghi che non sono attrezzati alla bisogna. Il clima di scontro fra etnie verificatosi a Segezia ha certamente reso urgente e indifferibile l'intervento; ma se i Rom fossero stati residenti nelle palazzine della borgata e gli abitanti della tendopoli fossero stati Italiani, sarebbero comunque stati questi ultimi ad essere sgomberati. E' indubbiamente scomodo per un popolo nomade e con sue peculiari concezioni della proprietà, dell'istruzione ecc. vivere in un Paese che ne ha (per tradizione, per consuetudine e per norma) altre; ma c'è un salto logico fra questa scomodità difficilmente evitabile e la discriminazione razziale o la persecuzione. Altrettanto sensata è l'obiezione che la modalità di intervento attuata a Segezia non è stata attuata per la baraccopoli di Via Ascoli o per il Salice, insediamenti parimenti abusivi; ma non credo che questo tramuti da legale a illegale la condotta dell'Amministrazione comunale. E' un po' come dire che da parte dei magistrati sia stato "criminale" sequestrare la Mongolfiera solo perché non hanno sequestrato le case abusive di cui sopra. Non si tratta di erigere la legalità a feticcio (non lo sterminio dell'Olocausto, ma l'internamento che lo permise si svolse in una cornice di legalità formale agghiacciante), ma di non trasformare i dati di fatto a seconda dei propri punti di vista.

Anonimo ha detto...

Grazie per il tuo intervento finalmente misurato e rispettoso pur nel dissenso. Mi ha sorpreso un po', in effetti, che l'argomento non sia stato fatto proprio da Loris, che è partito con il pezzo forte della legalità. Dal punto di vista formale, le cose stanno come dici tu. In Italia non sono consentiti accampamenti abusivi, e amen. Dal punto di vista sostanziale, le cose stanno diversamente. Se i Rom, o chi per loro, occupassero un terreno che appartiene a qualcuno, che serve a qualcuno, la cui occupazione infastidisce qualcuno, potrei comprendere - forse - lo sgombero e l'applicazione della legge. Ma non era così, nel caso di Segezia. E lo dimostra il fatto che Del Carmine, dopo aver sgomberato il campo, lo ha "bonificato" rendendolo impraticabile. Come dire: distruggo questo campo, ma voi non dovete mettervi piede. Questo, in un paese - ed in una provincia - in cui chi ha potere e denaro trasforma l'abuso in diritto con il silenzio e la compiacienza di chi dovrebbe impedirlo.
Se si caccia della gente da un campo che non serve a nessuno, non è per far rispettare la legge, ma per una precisa volontà politica. Una volontà che continuo a considerare criminale. qualcuno forse scambia i Rom per comunità di figli dei fiori o giovani dei centri sociali. Non è così. Si tratta di persone - mi riferisco ai Rom romeni - che fuggono da una realtà di persecuzione. Sono profughi, uomini, donne e bambini che si trovano in uno stato di necessità. Cacciare dei profughi da un terreno che non serve a nessuno: è questo che ha fatto Del Carmine. Legalmente, certo. Come giustamente noti, legalmente si è giunti anche ad internare gli ebrei (e i Rom, e gli omosessuali, e i Testimoni di Geova...) nei campi di concentramento.

Anonimo ha detto...

Ho espresso solidarietà a Del Carmine come avrei fatto nei confronti di chiunque riceva minacce anonime. Sul dibattito che n'è nato vorrei offrire la mia testimonianza su quello che succede qui dove vivo, a Roma. Questa è una città che ha fatto dell'accoglienza e della tolleranza del diverso e del più debole una bandiera da decenni. Recentemente qualcosa è cambiato e soprattutto dall'omicidio della povera signora Reggiani, ammazzata come sapete da un abitante di un campo nomadi adiacente al vialetto d'ingresso della stazione di Tor di Quinto e all'omicidio di un ciclista ammazzato a bastonate mentre passava vicino ad un campo nomadi. Dopo questi episodi gli sgomberi dei campi qui a Roma sono aumentati in maniera esponenziale, tra gli applausi delle popolazioni che vivono nelle adiacenze. Sarebbe interessante porsi alcune domande, ad esempio perché la gente che vive nelle adiacenze di un campo applaude quando questo viene sgomberato? Io offro la mia testimonianza, visto che vicino dove abito ce n'è uno (che non è stato sgomberato, almeno fino ad ora). In quel campo abita anche gente che delinque. Non saprei dire in che proporzione ma posso citare alcuni episodi a cui ho assistito personalmente. Una "pattuglia" di donne rom con bambini piccoli infagottati e altri minori salgono sull'autobus al solo scopo di borseggiare qualche signora preferibilmente anziana. Lo fanno con una tecnica collaudata (in caso di frenata del mezzo c'è chi si butta addosso alla signora, chi la distrae, chi distrae gli altri, chi la borseggia). L'ho visto fare tante volte, spesso in maniera plateale, e in qualche caso sono dovuto intervenire, più che altro per evitare linciaggi. Spesso in quello stesso campo bruciano enormi quantità di copertoni e il fumo tossico che ne fuoriesce finisce spesso sulle finestre delle case adiacenti. I bambini di quel campo mendicano nella zona ma spesso rubano quello che possono rubare. Se si chiederà agli abitanti se vogliono che quel campo venga sgomberato è probabile che il risultato sia vicino al 100%. Perché, mi chiedo, avviene questo? Vorrei azzardare qualche risposta. Quando mi è successo di salvare qualche signora dal borseggio ho contestualmente detto all'autista dell'autobus di chiamare la polizia. Ma la polizia non è mai intervenuta. Quando bruciano i copertoni, gli abitanti della zona chiamano chiunque, ma nessuno mai interviene, a parte i vigili del fuoco che non hanno però compiti di polizia. Il risultato è che questi incendi nocivi avvengono spesso e volentieri, nel furore della gente che vive lì, così come i borseggi e i furtarelli proseguono indisturbati, la rabbia della gente cresce e così adesso se un rom sale sull'autobus rischia di essere picchiato a prescindere. Mi chiedo, di chi è la colpa? E mi rispondo che forse la colpa è di chi sarebbe preposto alla tutela dell'ordine pubblico ma quando hai bisogno del suo intervento non interviene mai, non si sa perché. Forse la colpa è di leggi che nella pratica non permettono ad un magistrato di impedire che dei genitori che insegnano ai propri figli a rubare (non a mendicare - che sarebbe pure vietato - ma a rubare tutto il rubabile, soprattutto ai danni di chi è più indifeso degli altri), vengano effettivamente puniti e messi in condizione di non ripetere il reato. Forse la colpa è di chi vede nascere un campo nomadi in un luogo allucinante come quello di Tor di Quinto, assolutamente inadatto a qualsiasi forma di vita umana, e se ne frega, perfino di mettere dei lampioni ad illuminare un viottolo che non ci vuole uno scienziato per vederlo e capire che è pericoloso per chi esce ed entra dalla stazione, fino all'omicidio della reggiani e solo allora, per la prima volta una pattuglia della polizia entra in quel campo che non era nemmeno un campo, solo un ammasso di baracche abitato da gente che non ha niente e che non chiede la fedina penale a chi attrezza una baracca affianco alla sua.
Soltanto dopo l'omicidio si è scoperto che l'autore era un pregiudicato romeno scappato dal suo paese per non finire in galera e approdato da noi che notoriamente siamo di manica larga con chi delinque. Quando vedo un sgombero di un campo nomadi e la gente che contestualmente applaude, mi viene da pensare che in Italia sappiamo reagire solo così, in preda all'emergenza, quando il danno grave è già stato fatto, con modalità e obiettivi sproporzionati e soprattutto senza pensare al "dopo", a scopo essenzialmente dimostrativo, quasi come se fosse una parata nel giorno di festa. Per tacitare della gente ormai esasperata da anni di mancati interventi, che manca poco che invece che con i rom, cominci a prendersela con la stessa polizia o, sarebbe il caso, con chi fa delle leggi demenziali che nella sostanza lasciano libero chi delinque ma ammette gli sgomberi di massa.
Mia moglie è di Pozzuoli e lì vive la sua famiglia. La quale mi dice che spesso vede dalle finestre ladri (italiani perlopiù) che scassinano macchine in sosta e porte di appartamenti. Ormai la polizia non la chiamano nemmeno più. Non sono mai intervenuti e delle volte nemmeno hanno risposto al telefono, c'era la segreteria, e non è uno scherzo. Cosa c'entra coi rom? Secondo me c'entra. Mi viene da citare una frase famosa, parafrasandola: quando sento qualcuno parlare di legalità mi viene da mettere mano alla pistola.
Gianni Franchini

Anonimo ha detto...

Grazie Gianni della tua testimonianza,sai in questo blog si è aperta una discussione molto teorica senza chiedersi dei perchè come fai tu giustamente,mi verrebbe da chiedere se il superultrapolemico sterile Antonio è in piena conoscenza suyl cio' che dice oppure si è limitato solamente alle notizie di stampa,fatto sta che gli abitanti di borgo Segezia somno ancora li' la farmacista del borgo pure sarebbe interessante organizzare un forum con la presenza di tutti anche di Antonio e dello stesso del carmine.Questa puo' essere una idea concreta e seria invece di polemiche sterili.Grazie Gianni,io sono un coltivatore della zona esausto dei continui furti commessi da alcuni rom.non certamnente da tutti si intende.

Anonimo ha detto...

Una decina di anni fa sono stato per un breve periodo ad Ivrea, in cerca di lavoro. Quasi ogni sabato sera i foggiani residenti ad Ivrea provocavano risse nei locali. Una sera (era sotto Natale, ed io ero già tornato a Foggia) ci scappò il morto. Un eporediese ucciso da un foggiano. Non c'è stata alcuna caccia al foggiano, segno della civiltà di quella cittadina. Immaginiamo ora una discussione su un forum di Ivrea pensata sulla falsariga di quella che stiamo facendo. Interviene uno e dice che i foggiani sono brutti sporchi e cattivi. Un altro risponde che non tutti sono uguali, perché c'è anche il ventenne che se ne va in giro per le aziende col suo bravo curriculum e non dà fastidio a nessuno, per dire. Quello di prima replica che sì, è vero che alcuni sono bravi, ma che è loro compito, se vogliono distinguersi dagli altri, denunciare le mele marce. Io non mi ci vedo molto a denunciare i foggiani ad Ivrea. Sono salito lì per cercare lavoro, non per mettermi nei casini. Del resto, per queste cose esistono le forze di polizia. A questo punto un terzo interviene per dire che sì, i foggiani sono proprio brutti sporchi e cattivi. Il terzo che interviene non è di Ivrea. E', poniamo, di Jesi. Anche a Jesi, dice, i foggiani creano problemi. Io, foggiano salito a Ivrea (emigrante? no, turista - cit.), mi sento sulle spalle un peso insopportabile. Non solo sono responsabile di quello che fanno i foggiani ad Ivrea. Mi riguarda anche quello che fanno i foggiani a Jesi, e in chissà quante altre parti d'Italia. Anche se si tratta di persone che non ho mai visto né conosciuto.
Il ragionamento non funziona. E non funziona perché, come ammettono tanto Loris quanto Gianni Franchini, i Rom, come i foggiani, non sono tutti uguali. Non sono uguali tutti i Rom di UN campo, meno che mai saranno uguali i Rom di TUTTI i campi. E' straordinario il fatto che, mentre quando si tratta di italiani parliamo sempre di individui, quando si tratta di certe etnie (i Rom, ma anche albanesi e romeni) tendiamo a generalizzare ed a immaginare oscure colpe collettive, che devono essere espiate con punizioni collettive alla Arnaldo di Citeaux.
L'idea di un forum è ottima, ma un po' tardiva. Una vecchia canzone di Goran Kuzminac diceva: "Lo sai che con i lupi non si può parlare, per quanto riguarda il resto tutto quanto si può fare". I Rom non sono lupi. Si può parlare anche con loro. Di fatto, spesso vengono allontanati con lo stesso terrore con cui una volta si allontanavano i lupi.

Anonimo ha detto...

Quello di Jesi vive vicino ad un campo rom da anni e, personalmente, non ha niente in contrario a che restino lì. Ha qualcosa da dire quando vede pattuglie organizzate per il furto e il borseggio oppure non vede di buon occhio alcuni rom che lasciano degli strani segni affianco ai portoni che a quanto pare indicano quali appartamenti sono facili da svaligiare e quali no e vorrebbe che in questi casi, qualcuno, si prendesse carico della repressione dei reati. A quello di Jesi non piace quando un campo viene sgomberato perché sa - gliel'hanno insegnato da piccolo e gliel'hanno confermato letture successive - che è sbagliato generalizzare, anche se la tentazione a volte è forte, che i ladri gli assassini, gli stupratori e i razzisti sono naturalmente distribuiti in ogni dove e che gli sgomberi come le deportazioni e tutti gli strumenti di grana grossa che usa uno stato in perenne quanto falsa emergenza come il nostro, comportano matematicamente la commissione di abusi verso gente che non c'entra un beneamato accidente e che viene brutalizzata solo perché si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato e che tutto questo è intollerabile per uno stato che si dice civile. Quello di Jesi, ma sono sicuro che hai capito, non era intervenuto per dire che anche da lui i rom creano problemi e che sono tutti sporchi brutti e cattivi, ma voleva, forse non avendone i mezzi intellettuali, interrogarsi e interrogare sul perché se ad esempio sgomberassero il campo vicino casa sua, tutto il suo quartiere verosimilmente organizzerebbe una festa collettiva. Diciamo che sono tutti razzisti? Tutti tutti? Ma non era sbagliato generalizzare? Quello di Jesi, infine, crede che quel foggiano che va in giro da turista e non da emigrante (cit.) non debba sentire su di sè il peso di tutti i foggiani cattivi che delinquono in ogni dove, ma che forse farebbe bene a non liquidare come tardive o inutili iniziative di dialogo con assessori e/o cittadini. Non è mai tardi per impedire delle catastrofi come per evitare singoli abusi.
gf

Anonimo ha detto...

No, Gianni, quella degli "strani segni" è una leggenda metropolitana, come tante altre che riguardano i Rom. Ne ragiona Alessandro Dal Lago in quel libro fondamentale che è "Non Persone". Noi italiani siamo gente piuttosto impressionabile e molto incline ai pregiudizi. Pensa che negli anni venti in una certa zona del Trentino per qualche tempo le donne non fecero più uscire i bimbi di casa perché si era sparsa la voce che Gandhi (!) era in zona con i suoi seguaci (!) e rubava i bambini. Quando Gandhi venne davvero, in Italia, la polizia politica consegnò un rapporto dettagliato nel quale si diceva che Gandhi... portava jella. Una mia ex fidanzata avvocatessa (ora fa il giudice, credo) mi raccontò di un processo tutto italiano, anzi foggiano. Un cingalese era andato in banca. L'impiegato allo sportello aveva avuto l'impressione che il cingalese volesse ipnotizzarlo. Per questo chiamò la polizia. Il cingalese si trovò a doversi difendere dalla assurda offesa di tentata rapina.
Poco fa ho seguito l'edizione serale del Tg5. Tra le altre notizie, una che riguarda i Rom. Un marmista si lamenta perché la sua bottega è venuta a trovarsi all'interno di un campo rom, ed i suoi affari sono precipitati, perché gli italiani non si azzardano a mettere piede in un campo rom. Ma i Rom danno fastidio? Hanno aggredito qualcuno? No, ammette il marmista. Sono brava gente. Le telecamere mostrano un campo pulito, ordinato, più simile a un campeggio che a ciò che normalmente si intende per campo rom. E allora dov'è il problema? Il pregiudizio italiano. Ma il giornalista si guarda bene dal notarlo. Invece preferisce indugiare sulle automobili di lusso presenti nel campo. Come dire: se non posso dire che sono cattivi e infastidiscono il povero marmista, farò almeno intendere che sono ladri e finti poveri. I Rom non vanno bene mai. Se sono poveri, ci fanno schifo (i poveri ci fanno sempre schifo). Se sono ricchi, peggio. Sono ladri.
I telegiornali invitano spessissimi, quando si tratta di affrontare problemi sociali, l'esperto. Chissà perché, questo non avviene mai quando si tratta di Rom. In questo caso, uno con una minima conoscenza del mondo dei Rom avrebbe potuto spiegare che, come in tutte le società, così tra i Rom esistono i poveri ed i ricchi. Che vi sono gruppi che si dedicano alla mendicità, altri che suonano, altri che fanno i giostrai. Ed altri che vendono automobili. E questa, per molti Rom, una evoluzione di una vecchia attività, quella di cavallari. In qualche modo l'automobile sostituisce il cavallo. I commercianti di automobili sono in genere benestanti, sia che si tratti di italiani che di Rom. Ed è assolutamente normale che abbiano auto di lusso.
Con questi mezzi di informazione, bisogna meravigliarsi se la gente esulta quando si sgombera un campo Rom?
Il dialogo è tardivo nel caso dei Rom di QUEL campo. Non è tardivo in generale per costruire la convivenza. Ma occorre che sia un dialogo autentico, sostenuto da buona volontà e conoscenza, e non solo l'ennesima operazione di facciata. In genere, mi pare che gli interventi politici che riguardano extracomunitari e soggetti a diverso titolo stranieri siano da noi più propagandistiche che sostanziali. Naturalmente è solo una mia opinione.

Anonimo ha detto...

PS: Intanto un altro coraggioso anonimo, probabilmente affine di quelli che in questa discussione si sono presi la soddisfazione di insultarmi, scrive sul mio blog:

"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtude e canoscenza… ed è con queste e in queste parole che invito il popolo ITALIANO a ricordare i propri fasti, e a suggellare la propria grandezza, sbattendo fuori questa gente di merda dalla nostra NAZIONE.
Gente senza Dio, ignorante della grandezza del nostro popolo in grado solo di distruggere quanto è stato creato da millenni di storia, cultura, arte, letteratura, questi ANIMALI vanno squoiati e bruciati con la loro violenza, bestialità e ignoranza!!!!!!!!!!
Questo Blog è una vera merda…notizie sui romerda?!Perchè mio saccente NAPOLETANO non provi ad acculturarti con la storia e l’arte ITALIANA, posso cosigliarti il RINASCIMENTO ITALIANO una delle più importanti tracce storiche del pianeta terra…mai l’uomo ebbe così lustro come in quest’epoca, Raffaello, Leonardo….ma scusa….hai ragione! perchè parlare della mia ITALIA quando puoi comodamente parlare di ciò che più inclaza sui TG! è più “commerciale” parlare di questa “multiculturale” condizione invece di parlare della tua NAZIONE..o sbaglio?"

Non è il delirio di un isolato. Da quando mi occupo di Rom ho raccolto una quantità industriale di insulti e di "avvertimenti". Perciò sostengo che sgomberare quel campo è stato un gesto criminale e irresponsabile da parte di un politico di sinistra.

Anonimo ha detto...

Bene, sulla storia dei "strani segni", faccio ammenda e me la prendo in saccoccia confessando di non averli mai visti direttamente. Me lo disse a margine di un'intervista un alto dirigente di polizia col tono di "noi le cose le sappiamo", vabbè. Sul pregiudizio sono d'accordo con te, sui rom è fortissimo però una parte di loro fa in modo di alimentarlo notevolmente. Quelli del campo vicino a me qualche problema lo creano, sono giostrai ora che me lo fai notare, ma senza giostre solo con le roulotte. Le "pattuglie" le ho viste come ho detto, così come i ragazzini, uno di loro ha tentato di rubarmi il cellulare in maniera così maldestra che ti veniva voglia di prenderlo a schiaffi. Una delle cose che fa più imbestialire la gente attorno è che sembra che contro di loro non ci sia rimedio legale. Ad esempio gli incedi dei copertoni. Lo fanno periodicamente e ogni volta succede un casino con la gente inferocita. Non capisco perché non se ne stanno tranquilli a non rompere i coglioni, pare che lo fanno apposta! Leggerò il libro che mi suggerisci anche se "loro sono tanti a scrivere, io uno solo a leggere" (cit.).
gf

Anonimo ha detto...

Vigilà ce cutt!!!NOn sei daccordo con nessuno,ma spiegaci quando ti guardi allo specchio ti prendi a schiaffi?Fai la filosofia del(bip)per pudore, ma credimi ti meriteresti questo ed altro,sii concreto accetta le proposte di ascoltare dalla viva voce chi queste esperienze negative le ha vissute,recati a borgo segezia parla con i cittadini,ovvio che non si generalizza,ma la maggior parte è questo che fanno,bello vedere ai semafori bambini in fascie a chiedere l'elemosina aspirando smog?le donne quasi sempre incinta che stanno ai semafori?mentre gli uomini bivaccano bevendo a sbafo alle spalle di donne e bamibini.Mi è sorto quasi un dubbio non è che sei un figlio non riconosciuto di uno zingaro?Anonimo veneziano

Anonimo ha detto...

Sì, sono figlio di uno zingaro. Riconosciuto, però. Tu invece resti il solito vigliacco anonimo.