mercoledì 26 dicembre 2007

Meglio Il Foggia



Ci sono libri che ho letto sul cesso, sotto l'ombrellone, in treno o in autobus, la maggior parte sul divano o nel letto. “Juve o Milan, meglio il Foggia” è stato il primo libro che ho letto in palestra. Si, in palestra. Non ho mai capito quelli che invece che giocare a pallone andavano in palestra, ma poi mi hanno detto che per evitare che con il passare del tempo i problemi alla schiena mi impediscano di lavorare (e di copulare) avrei dovuto passare per tre volte alla settimana un'ora e mezza tra bici, tapis roulant e attrezzi vari.

Sapevo che in palestra avrei potuto ascoltare musica dal lettore mp3, poi ho scoperto che sulla bici e in alcuni altri macchinari potevo leggere, e dato che lì gli unici giornali disponibili sono Panorama e le riviste di fitness o di arredo per la casa ho pensato che sarebbe stato meglio portarmi qualcosa di mio. Stavo leggendo “Tuttalpiù muoio” di Albinati e Timi, ma ero anche curioso di leggere “Meglio il Foggia”, e così per la prima volta in vita mia ho provato a leggere due libri contemporaneamente. Silvio (il socio di Bengodi) lo fa da sempre, perché non avrei dovuto riuscirci anch'io.

Per chi non lo sapesse “Meglio il Foggia” è un libro scritto dal Collettivo Lobanowsky, tre ragazzi foggiani con la passione per il Foggia e per la scrittura. Preferiscono restare anonimi, un po' come succede per i Wu Ming (quelli di Q e Manituana), perché dicono che le storie contano più delle persone e che le belle storie di pallone appartengono a tutti.

Lo stile del libro è in parte simile a quello di Nick Hornby in “Febbre a 90”, il racconto delle partite (in questo caso del Foggia, nell'altro dell'Arsenal) intrecciato con le vite degli autori e con quello che succede nel mondo, in fondo il calcio non è slegato dal resto, e quando ricordiamo una partita non possiamo non ricordare cosa facevamo in quel periodo, che musica ascoltavamo, che sogni avevamo e con chi eravamo fidanzati.

Trent'anni di calcio, di passione e di sofferenze, si parte con il racconto di una sconfitta, quella del 2 gennaio 1977 contro il Genoa e si finisce con quel maledetto gol di Rivaldo segnato al Partenio il 17 giugno 2007, passando per gli schemi di Puricelli, Zeman e Burgnich e le campagne acquisti di Lioce, Casillo e Coccimiglio.

E' stato bello leggere il libro mentre le gambe giravano e nel lettore mp3 cantavano i Gang, i Modena City Ramblers, ma anche gli Ska P, gli Psudofonia, i REM e Vinicio Capossela, nel solito casino che c'è nelle compilation che mi faccio...

Ho qualche anno in meno di Lobanowsky1, la prima scena dello Zaccheria che ricordo è un Foggia-Varese dell'83 in cui un tifoso aggredì l'arbitro Lobello. Fu uno dei pochi anni in cui con mio padre vedemmo le partite in sottotribuna, per il resto sono ormai più di 25 anni che andiamo in curva sud.

Quasi sempre insieme, ma quasi mai da soli, ogni volta c'è qualche amico che si aggrega. Non sono uno come i tre Lobanowsky che ricorda date e tabellini di tutte le partite, di solito ricordo le sensazioni che provavo, chi c'era allo stadio con me e cosa dicevamo o facevamo.

I miei ricordi più belli sono sicuramente le promozioni in B e in A ottenute contro Palermo e Triestina e le due vittorie contro la Juve, quelli più brutti l'8-2 subito dal Milan, il gol di Di Canio contro il Napoli e ancora una volta quel maledetto gol di Rivaldo, vissuto in Messico dove ero in viaggio di nozze con Daniela. Quel giorno per evitare di restarci troppo male bevvi più cocktail del solito, e comunque per abbattere un interista che ha vissuto il 5 maggio 2002 ce ne vuole.

Ma il calcio, Hornby insegna, sono anche gli 0-0 visti sotto la pioggia, le amichevoli pre-campionato, le trasferte senza un lira e le partite viste il giorno prima di un esame, il primo bacio Daniela nel giorno in cui morì il tifoso genoano Vincenzo Spagnolo, la morte di Senna nel giorno di Foggia-Napoli e la notizia dell'omicidio di Biagini nel giorno del posticipo in tv.

E' bello il modo in cui Loba2 racconta le trasferte, ancora più bravo è Loba1 a descrivere le sensazioni di un bambino che deve ascoltare le partite alla radio o di un universitario che riesce a coinvolgere i suoi amici lucani nel tifo per i rossoneri.

Un libro che ti fa venire voglia di andare allo stadio, di andare a controllare lo stato di conservazione dei tuoi cimeli: il biglietto dello stadio di Foggia-Juve, le foto con la ragazza scesa in anticipo da Bologna per un Foggia-Nocerina pre-natalizio, l'articolo scritto per “La Grande Provincia” dopo la trasferta Sambenedettese-Foggia fatta partendo da Milano. Forse anche di raccontare qualche partita, ammesso che sia possibile farlo meglio di loro. No, meglio continuare fare cronache semi-serie, ognuno faccia quello che sa fare, c'è chi sa far emozionare e chi è più portato per far ridere.

Cosa non mi ha convinto? Forse lo stile di Loba3 è troppo diverso dagli altri due, e il sentimento anti-zemaniano di Loba2 gli impedisce di esprimersi al meglio quando parla degli anni di serie A e lo fa soffermare troppo sui pregi di Burgnich, che pure non mi pare uno che abbia una bacheca piena di trofei vinti da allenatore. Ma è solo la mia opionione.

Bella anche la prefazione di Darwin Pastorin, che potete leggere, insieme a tante altre cose, sul sito www.meglioilfoggia.it . Leggetelo, e se non avete i soldi per comprarlo cercate un amico che ve lo regali o ve lo presti, secondo me ne vale la pena. Secondo me.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Burgnich non ha la bacheca piena di trofei.
E' vero.
Ma vanno chiarite alcune cose. A livello di metodo.

1 - zio Tarcisio non ha mai avuto per le mani squadre con qualche velleità. Nessuno ha mai messo sotto contratto Burgnich per vincere stagioni.
2 - nel calcio non è detto che conti solo vincere scudetti e coppe, perché altrimenti solo una decina di tifoserie continuerebbero a frequentare le curve. Dove sta scritto che salvarsi come ci salvò zio Tarcisio quando subentrò a Delio Rossi non sia equiparabile ad un piazzamento Uefa?

Non conta solo lo champagne.
Anzi, alla lunga, quello non conta affatto.
Se Burgnich non ha vinto, in carriera, è perché così doveva essere. E' un caffè, zio Tarcisio. E il caffè non fa ubriacare. Foggia aveva bisogno di un caffè, dopo l'ubriacatura. Lode a lui.

Lobanowski 2

Sandro ha detto...

Mi sono limitato a scrivere che la polemica contro Zeman non ti consentiva di esprimerti al meglio e stonava con lo stile del libro. Ma la mia è solo l'opionione di un lettore distratto, probabilmente mi sbaglio.

Anonimo ha detto...

Ed io infatti non ho invocato il rogo purificatore. Anch'io mi sono limitato a risponderti. Ma non sulla critica "letteraria", che ci sta tutta in quanto tua. Quanto alla frase su Burgnich.

Salud.