mercoledì 16 ottobre 2013

Cronaca semi-seria della mia prima domenica all'Ikea

articolo tratto dalla mia rubrica Foggia Vocc'Aperta
 

Ricordate il film “40 anni vergine” ? No vabbè, non l'ho visto nemmeno io, ma mi ricordo dai trailer che parlava di un tizio che arrivava a 40 anni senza aver avuto rapporti sessuali. Beh, a me stava per andare allo stesso modo, stavo per arrivare a 40 anni senza aver passato una giornata all'Ikea. C'era stato un mordi e fuggi di un un paio di ore con gli amici qualche anno fa, ma per restare in tema al massimo si poteva paragonare ad una limonata.

“Ok, ti porto all'Ikea”, l'ho detto a mia moglie manco dicessi “ti porto a Parigi”, lei fino all'ultimo non ci ha creduto, secondo me si è convinta solo quando ha letto l'insegna.

Arriviamo alle 13.30, decidiamo di pranzare subito. In quel momento mentre voi e migliaia di foggiani mangiavano la pasta al forno o i troccoli a me chiedevano se preferivo il menu italiano o quello svedese, in quello italiano il piatto forte era la pasta al farro (eccheccazzè?), in quello svedese le polpette di renna, le prendevano quasi tutti, mi sa che quest'anno Babbo Natale se la fa a piedi. Ho mangiato di fretta, guardandomi intorno con la paura di incontrare qualche parente che potesse dirlo a mia madre: “mio figlio che la domenica non mangia il sugo, ma a chi l'ho fatto sposare?”
La cosa buona è che se compri il bicchiere puoi riempirlo quante volte vuoi, quella brutta è che quella cosa sta alla Coca Cola come il Tavernello sta al Brunello di Montalcino.

Dopo pranzo si comincia, anzi no, prima portiamo i bambini alla ludoteca. E' gratis, ma per entrare devono avere le calze antiscivolo, se non le hai con te (al giorno d'oggi quale genitore non ha in tasca un paio di calze antiscivolo per i suoi figli?) puoi comprarle a 1,50 euro. Possono restare solo un'ora, dopo 50 minuti iniziano a chiamarti dall'altoparlante: “Il signor Simone è desiderato in ludoteca”, lo speaker ripete l'avviso ogni 30 secondi con voce sempre più incazzata, ormai a Bari ci saranno 5 mila persone che credono che volessi lasciare mio figlio all'Ikea.

Finalmente si comincia a girare per i reparti. Tu studi marketing per tanti anni e ti dicono che è bene dare ai tuoi prodotti un nome semplice e riconoscibile, poi scopri che uno degli uomini più ricchi del mondo li ha sempre chiamati in svedese, con parole impossibili da pronunciare o trascrivere. Ma che è, un modo por sfotterci?

Mia moglie incredibilmente guarda, confronta e non compra quasi niente. Vuoi vedere che la mia era una paura ingiustificata? Il giro prosegue senza tanti danni. Ora possiamo scendere. Alla cassa? No, si va al fulcro dell'Ikea, quello che loro chiamano “il mercatone”. Una immensa esposizione di cose che a Foggia si vendono nei negozi a “Tutto a 1 euro” e non se le caga nessuno, qua invece costano 5 euro e c'è la fila. Ci sono arnesi che manco alla fiera di Santa Caterina, un aggeggio per dividere il bianco dal rosso dell'uovo, un paio di forbici a cinque lame per affettare una mozzarella intera con un solo “zac”, un affettamele che l'ultima volta l'ho visto all'Ottobre Dauno del 1984. Mia moglie li prendeva, li guardava, si girava verso di me: “che dici lo compro?”, vorrei dire NO ma chi conosce le donne sa come vanno certe cose, ma anche dire SI potrebbe entusiasmare troppo la controparte, finisco per entrare nel guinnes dei primati dell'uomo che ha detto più volte “boh” nella storia.
Lo scontrino è chilometrico, non oso guardare l'importo, torniamo a casa con la macchina così piena di roba che sembriamo dei tedeschi che vanno in vacanza sul Gargano.

Dicono che tutte le cose vadano provate almeno una volta nella vita, ok all'Ikea ci sono andato, ora possiamo passare alle droghe?

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