Mio articolo pubblicato su Sudsport del 2 ottobre 2010
In questi giorni l'attenzione di tutti è rivolta verso “la solitudine dei numeri primi”, per l'uscita del film tratto dal libro di Paolo Giordano, eppure di numeri primi ce ne sono tanti, ed alcuni sono anche molto vicini, prendete ad esempio 2, 3, 5, 7, perché non parlare invece dei portieri di Zeman? Loro sì che soffrono davvero la solitudine.
'Sti poveri ragazzi stanno lì, all'estremità di un campo enorme, praticamente soli per quasi tutta la partita, i difensori centrali sono quasi sempre più vicini al centrocampo che all'area di rigore, dei terzini non ne parliamo nemmeno, sono praticamente degli attaccanti aggiunti. E così gli tocca passare 90 minuti senza nessuno con cui parlare o con cui coordinarsi, o semplicemente poter abbracciare se la squadra segna. Poi succede che ogni tanto gli avversari recuperano palla e siccome la squadra fa il fuorigioco quasi a centrocampo sono obbligati a fare una corsa di 40 metri, loro che al massimo erano abituati ad arrivare al dischetto del rigore, per cercare di intercettare il pallone, sapendo che se sbagliano rischiano non solo di prendere gol, ma anche di finire su youtube ed essere presi in giro da mezzo mondo. In fondo cosa vuoi che interessi allo studente spagnolo o all'impiegato australiano che ti vedono sul computer se hai parato un rigore o salvato il risultato, per loro resti un fesso che è uscito a vuoto...
A tutto questo aggiungeteci che fino ad ora in casa abbiamo giocato sempre a porte chiuse, mentre in trasferta si sono ritrovati con i tifosi avversari che li insultavano o, nei campi più caldi, addirittura che gli facevano omaggio della loro saliva, mentre i loro compagni là davanti davano spettacolo e segnavano gol a raffica, e capirete lo stato d'animo di sti poveri ragazzi.
Qualche settimana fa Matrecano ha ricordato che quando giocava nel Foggia di Zeman e prendeva tanti gol si intristiva, immaginate di quale sostegno psicologico abbiano bisogno Ivanov e Santarelli, che sono anche molto giovani. Altro che accademia, per far crescere un ragazzo bisognerebbe fargli fare tre mesi in porta con Zeman, se riuscirà a superarli potrà affrontare qualunque sfida senza nessuna paura.
Per fortuna Ivanov e Santarelli hanno come preparatore Franco Mancini, uno che “la solitudine dei portieri di Zeman” l'ha vissuta per parecchi anni sulle sue spalle, sia nel Foggia che nella Lazio, e che magari potrà rivelargli il segreto per non esaurirsi, e magari per far passare prima i 90 minuti della partita prima di tornare dagli amici.
La speranza è quella di tornare in serie A e magari in Europa League, dove c'è il giudice di area di rigore, così almeno i portieri del Foggia avranno qualcuno con cui parlare, magari anche solo per protestare, ma che almeno li faccia sentire un po' meno soli, almeno quanto i numeri primi...
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